Il molibdeno è un oligoelemento che si trova in molti tessuti, ma si concentra soprattutto nel fegato.
Questo minerale è in grado di ossidarsi e ridursi reversibilmente, e grazie a questa capacità è un costituiente essenziale di alcune ossidasi, in particolare la xantinaossidasi, che aiuta la mobilitazione del ferro dalle riserve del fegato e favorisce la trasformazione del ferro da ferroso a ferrico, la aldeideossidasi, fondamentale per l'ossidazione dei grassi, e la solfitoossidasi, importante enzima che converte in solfato inorganico il gruppo -SH derivante dagli amminoacidi.
Il molibdeno ha anche un ruolo nel metabolismo del rame e dell'azoto, nonché nella produzione dell'urina.
È contenuto nelle frattaglie, nei legumi e nei cereali.
La dose raccomandata di molibdeno va da 0,075 a 0,25 milligrammi al giorno. È opportuno non eccedere i 0,5 mg perché oltre si ha perdita (e dunque carenza) di rame. Tra i sintomi da intossicazione troviamo anche diarrea, anemia e crescita lenta. Forti dosi, oltre i 15 mg al giorno, possono causare la gotta.
Le carenze di molibdeno sono rarissime, e quasi mai causate da carenze alimentari, potrebbero invece essere causate dall'accumulo di solfiti, utilizzati come conservanti alimentari.
Lo sviluppo della tecnologia e l'esperienza fatta durante il periodo di lockdown, ha stravolto anche il modo di acquistare prodotti alimentari.
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