Il tamarindo, parola araba che sta per "dattero dell'India", è un albero da frutto tipico delle zone tropicali, in particolare dell'India, come ci suggerisce il nome stesso, appartenente alla famiglia delle Papillonacee, una famiglia di leguminose.
La pianta del tamarindo è molto imponente, alta fino a 30 metri e larga fino a 7 metri di diametro, con una chioma folta di foglioline verdi, disposte a file di 10 opposte le une alle altre, i fiori sono bianchi striati di giallo e rosso.
Il frutto del tamarindo si presenta come un legume, ha un baccello marrone ricurvo che contiene un numero variabile di semi, fino ad un massimo di 12. Una volta aperto il baccello si possono ottenere i frutti, o legumi, commestibili, chiamati anch'essi tamarindo: hanno la buccia scura e la polpa gialla ed un sapore acidulo ma gradevole.
In India il tamarindo è molto usato, sia nell'alimentazione come spezia per realizzare salse e insaporire dolci, zuppe (sambhar) o piatti a base di riso (pulihora), ma anche dalla medicina ayurvedica per le sue proprietà digestive, lassative, antibatteriche e antinfettive.
Nelle zone subtropicali dell'Asia le foglie di tamarindo sono impiegate contro le febbri malariche.
Nell'America Latina è piuttosto consumato come snack, essiccato, tostato e salato.
In Italia il tamarindo non è difficile da recuperare, si trova nei negozi asiatici tutto l'anno, ma anche in farmacia o in erboristeria sottoforma di marmellata lassativa o di sciroppo.
Una curiosità: il tamarindo è uno degli ingredienti principali della salsa Worcester prodotta in Inghilterra.
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Tra i componenti più importanti rientrano le vitamine del gruppo B: vediamo in quali alimenti si trovano e quando integrarle.
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