Il whiskey, così come tante altre bevande alcoliche, lega la propria presenza nel mondo contemporaneo non solo al proprio gusto ma anche alla mistica che gli aleggia intorno, alla cultura che si è creato nella società.
La sua nascita rimane da secoli contesa tra Scozia e Irlanda e in particolare il whiskey irlandese blended è una delle bevande storiche che ha accompagnato gli anni del proibizionismo e la guerra civile, si è legato indissolubilmente alle sfere più "popolari" della società, per via del basso costo e del basso coefficiente di difficoltà con cui veniva prodotto.
Prima di raccontarti questa straordinaria storia, ti invito però (se non lo avessi ancora fatto) a provare il whiskey irlandese perché è davvero un’esplosione di sapore; qui scopri i nostri Whiskey irlandesi preferiti, o almeno una parte.
Negli anni il whiskey è diventato via via un prodotto universale, per tutti i gusti: sia per chi ama testare le bevande raffinate, sia per chi lo beve più abitudinariamente in compagnia. Tra i più particolari merita una menzione Jameson Black Barrel: un whiskey irlandese morbido e unico nel suo genere, grazie alla peculiarità di essere stato affinato in botti di rovere di bourbon e sherry, carbonizzate due volte.
Irlanda o Scozia? Dove è nato il whiskey? Le sue origini sono oggetto di controversie tra questi due popoli oramai da secoli: da una parte, gli scozzesi ne rivendicano la nascita per via di alcune testimonianze scritte, dall'altra, gli irlandesi lo associano ad un'antica tradizione monastica Cristiana: quella di produrre acquavite, ovvero “L'acqua della vita”. Questa seconda ipotesi risulta essere la più valida e accreditata perché il maggior sviluppo lo ebbe proprio grazie ai missionari, i quali portavano la parola di Dio nel mondo nella stessa terra irlandese.
Qualunque sia la sua origine, quella della distillazione del whiskey è una storia affascinante. Il whiskey è stato, infatti, prodotto per secoli in maniera clandestina e contrabbandato in tutto il mondo. Importante è fare una distinzione tra il cosiddetto whiskey parlamentare e il poteen; il primo veniva distillato su concessione e licenza del monarca, Il secondo era quello propriamente illegale (che rappresentò anche l'industria più fiorente).
Nel 1909, la Corona irlandese decise di introdurre una commissione sulla produzione del whiskey e, pochi anni dopo, vietò la vendita di quello invecchiato per meno di tre anni. Da qui, iniziarono ad essere venduti whiskey più puri e di alta qualità e, proprio grazie a questo cambio di rotta, il whiskey oggi è uno dei distillati più apprezzati al mondo.
Commissioni e dazi a parte, una vera e propria battuta d’arresto per il whiskey irlandese arrivò nel 1919 a causa del proibizionismo negli Stati Uniti, uno dei paesi più redditizi per l'Irlanda. Alla fine di quel periodo storico, nel 1933, i produttori irlandesi di whiskey non erano più in grado di soddisfare le richieste americane tanto che solo nel 1966, quando tre delle più grandi distillerie irlandesi decisero di fondare Irish Distillers, l’economia del whiskey iniziò a risalire.
Tra le tre fondatrici dell’Irish Distillers compare anche Jameson: quest'ultima fu fondata nel 1780 con il nome di The Stains Family Bow Street Distillery, almeno fino a quando John Jameson non divenne il direttore generale e, successivamente, nel 1805, proprietario della compagnia. Oggi Jameson è la distilleria di whiskey irlandese che produce e vende di più in tutto il mondo, grazie anche al noto apprezzamento per il suo fiore all’occhiello: Jameson Black Barrel.
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