I probiotici sono microrganismi identici o simili a quelli naturalmente presenti nel corpo umano.
Nel nostro intestino sono presenti miliardi di batteri che svolgono un compito fondamentale per la nostra salute. Questo microcosmo, chiamato "microbiota" in gergo tecnico, ma meglio conosciuto come "microflora intestinale", è soggetto di studi sempre più approfonditi che ne stanno gradualmente evidenziando le innumerevoli funzioni e la grande importanza per la nostra salute.
Questi "batteri buoni" svolgono numerose funzioni, come la partecipazione alla formazione della barriera intestinale, che ci protegge dagli attacchi degli agenti patogeni; la resistenza alla colonizzazione di batteri e altri agenti patogeni; la produzione di acidi grassi a catena corta; la formazione di sostanze utili per l'organismo (come le vitamine del gruppo B e K); il miglioramento del funzionamento del sistema immunitario intestinale.
Il "padre" dei probiotici fu Nobel Elie Metchnikoff, che all'inizio del XX secolo propose il concetto che l'ingestione di alcuni microorganismi poteva influenzare in maniera sostanziale la salute degli esseri umani.
I batteri probiotici sono in commercio in Italia da circa trent'anni: i famosi "fermenti lattici", venduti come integratori, contenevano principalmente i batteri presenti nello yogurt (Streptpcoccus thermophilus e Lactobacillus bulgaricus) e nel lievito di birra (Saccaromyces cerevisiae).
I probiotici, secondo la definizione dell'OMS, sono "organismi vivi che, somministrati in quantità adeguata, apportano un beneficio alla salute dell'ospite". Secondo l'americana FDA (Food and Drug Administration) e l'UE, invece, essi possono essere commercializzati ma senza alcun claim di tipo salutistico, perché non è ancora chiaro se l'integrazione con i fermenti lattici porti effettivamente un beneficio alla salute di chi li assume. L'unico claim che si può utilizzare per i probiotici, dunque, è quello relativo al riequilibrio della flora batterica intestinale.
Oggi i probiotici più utilizzati sono i lactobacilli e i bifidobatteri: essi vengono venduti come veri e propri integratori alimentari, oppure addizionati ad alimenti (in genere, yogurt). Alcuni esempi: il Lactobacillus johnsonii La1 presente nello yogurt LC1 di Nestlè; il Lactobacillus casei Shirota di Yakult; il Lactobacillus casei DN-114 001 di Actimel; il Bifidobacterium lactis DN - 173 010 di Activia.
Generalmente l'assunzione di integratori o alimenti contenti probiotici non causa particolari problemi, salvo alcuni piccoli disturbi intestinali, tuttavia non mancano le segnalazioni (seppur molto rare) di gravi effetti avversi, che suggeriscono una particolare cautela.
Allo stato attuale gli studi non dimostrano controindicazioni degne di nota, ma bisogna considerare che mancano ancora dati certi, soprattutto sugli effetti a lungo termine dell'assunzione di probiotici.
Inoltre, sono state sollevate preoccupazioni circa la qualità di alcuni prodotti probiotici, che contenevano un numero inferiore di microrganismi rispetto a quanto dichiarato, e altri che addirittura contenevano ceppi di batteri diversi da quanto riportato negli ingredienti.
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Gli integratori e gli alimenti con probiotici devono, per legge, contenere almeno un miliardo di batteri vivi per ognuno dei ceppi batterici dichiarati in etichetta. Le ricerche scientifiche hanno utilizzato quantità anche molto variabili: mediamente si parla di 1-5 miliardi di batteri al giorno, ma si può arrivare fino a 100.
Attualmente non si può indicare con precisione quale sia la dose giornaliera consigliata per ogni tipo di disturbo che potrebbe essere trattato con i probiotici.
I probiotici sono spesso consigliati in associazione con i prebiotici, gli zuccheri di cui si alimentano questi batteri, che possono contribuire ad aumentarne il numero e l'attività.
I probiotici sono prodotti potenzialmente molto interessanti, ma la ricerca scientifica dovrà lavorare ancora molto prima di arrivare a capire esattamente il funzionamento e l'efficacia di questi batteri.
Attualmente si possono consigliare i probiotici a chi ha problemi intestinali (diarrea, stipsi) o per ripristinare il microbiota durante un trattamento con antibiotici.
Possono tentare l'integrazione con probiotici anche coloro che soffrono di disturbi cronici come la sindrome del colon irritabile (colite) o gli intolleranti al lattosio.
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