Il rabarbaro (Rheum) è una pianta erbacea di origine asiatica, ormai coltivata in tutte le regioni a clima temperato e anche in Italia per lo più per scopi ornamentali e medicinali, raramente per uso alimentare.
L'uso del rabarbaro in Oriente, soprattutto in Cina ed in Mongolia, risale a 4000 anni fa, in Occidente, invece, è stato scoperto solo recentemente ed ha trovato terreno fertile soprattutto nei Paesi anglosassoni ed in Francia dove viene coltivato a livello intensivo.
Il rabarbaro si presenta come una grande pianta dalle foglie larghe e scampanate riunite in una rosetta basale dalla quale si innalzano i fusti alti fino a 2 metri. I fiori sono estesi lungo tutta la pannocchia aerea dei fusti e possono essere di colore bianco, giallo o violaceo. La pianta del rabarbaro ha un forte effetto scenografico.
Le due varietà più diffuse di rabarbaro sono:
Del rabarbaro si utilizza prevalentemente il rizoma, la radice, che ha proprietà diuretiche, lassative, digestive e depurative e viene spesso usata per la produzione di farmaci. In cucina può essere usata per comporre marmellate di rabarbaro o anche aggiunta in marmellate di altra frutta perchè toglie l'eccesso di dolcezza.
Viene anche impiegata nella produzione di liquori e digestivi.
Si raccomanda di non eccedere mai con l'assunzione di rabarbaro perchè alla lunga può interferire con le funzioni dell'apparato digerente-intestinale, ed è categoricamente sconsigliato alle donne in gravidanza ed ai bambini al di sotto dei 2 anni. Si sconsiglia anche di mangiarne le foglie (anche se alcuni le cucinano a mo' di spinaci) perchè contengono un elevato quantitativo di acido ossalico.
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