La berberina è un alcaloide del gruppo degli alcaloidi benzilisochinolinici, che in natura si trova nelle radici, nei rizomi, nei fusti o nelle cortecce di alcune piante del genere Berberis, Hydrastis canadensis e Coptis chinensis.
La berberina agisce attivando l'enzima proteina adenosina monofosfato-chinasi attivata (AMPK), e inibisce l'enzima proteina-tirosina fosfatasi 1B (PTP1B).
La berberina è utilizzata da secoli nella medicina tradizionale cinese, oggi è studiata come integratore per i suoi potenziali effetti anti-infiammatori e anti-diabetici. Può anche migliorare la salute intestinale e ridurre il colesterolo, e diminuire la produzione di glucosio nel fegato.
Studi preliminari hanno suggerito che la berberina può agire in sinergia con i farmaci antidepressivi, favorendo la perdita di grasso corporeo.
L'uso di berberina è sconsigliato nei neonati e, per precauzione, anche in gravidanza. A dosaggi molto elevati è stato osservato un effetto cancerogeno nei roditori.
Gli effetti indesiderati più comuni sono i problemi intestinali, evitabili dividendo la dose giornaliera in più assunzioni.
Riduce il colesterolo.
Utile per il controllo della glicemia nel diabete.
La dose standard di berberina varia da 900 mg a 2 g al giorno, divisa in 3 o 4 assunzioni, da assumere ai pasti.
La berberina è un integratore molto promettente per quanto riguarda la prevenzione delle malattie cardiovascolari, e per la cura del diabete. Per queste due condizioni gli studi, sebbene non definitivi, sono piuttosto promettenti. L'assunzione di berberina per queste condizioni va effettuata sotto controllo medico.
Per molte altre condizioni come il cancro, la salute mentale, del fegato, dello stomaco e dell'intestino, e altre sono in corso studi preliminari, alcuni dei quali hanno riscontrato una certa efficacia.
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