La frattura del collo del femore interessa la porzione di osso compresa fra la testa e la regione sottotrocanterica dell'osso femorale. Questo tipo di fratture sono molto comuni e riguardano in modo caratteristico due tipi d'individui:
Il soggetto anziano, soprattutto se di sesso femminile, è predisposto a questo tipo di lesioni a causa dell'osteoporosi, che indebolisce il tessuto osseo riducendone la massa, in particolare a livello del collo femorale e della regione trocanterica.
Nella maggior parte dei casi l'evento traumatico è una caduta accidentale, a cui questi pazienti sono maggiormente predisposti per la minore reattività neuro-muscolare e/o per altre patologie che possono renderne più precario l'equilibrio.
Il femore è l'osso della coscia dell'arto inferiore, contribuisce alla costituzione dell'anca (superiormente) e del ginocchio (inferiormente) ed è l'osso più lungo, resistente e voluminoso dello scheletro umano.
Anatomicamente è formato da un corpo centrale chiamato diafisi e due estremità chiamate epifisi; l'estremità prossimale (superiore) è formata dalla testa del femore e si articola con l'anca andando a formare l'articolazione coxofemorale, l'estremità distale (inferiore) si articola con la rotula e la tibia andando a costituire l'articolazione del ginocchio.
La testa del femore poggia sul collo femorale, il quale viene quindi sottoposto a tutto il peso corporeo dell'individuo ed è per questo motivo che questa regione è la più soggetta a fratture, soprattutto in soggetti in età avanzata, a causa della riduzione della quantità di tessuto osseo o in seguito a patologie ossee (es. osteoporosi).
Le fratture del collo del femore si distinguono in fratture mediali (o intracapsulari) e fratture laterali (o extracapsulari):
La regione del collo del femore a causa della sua conformazione e del carico a cui è sottoposta è maggiormente esposta a fratture.
In pazienti giovani e adulti e in assenza di patologie scheletriche, la buona calcificazione ossea rende queste fratture un evento raro che si manifesta in seguito a traumi ad alta energia, come un incidente stradale o incidenti sportivi.
Al contrario, in soggetti in età avanzata, la graduale o più repentina (post-menopausale) riduzione della quantità di tessuto osseo rendono questa regione anatomica più debole e più soggetta a fratture anche in seguito a traumi di lieve o lievissima entità.
Le cause che più frequentemente si associano a fratture del collo del femore, in pazienti anziani, sono:
Tipicamente il quadro clinico è rappresentato da un paziente in età avanzata che riferisce una caduta accidentale più o meno violenta, lamenta dolore in regione inguinale irradiato alla coscia con impotenza funzionale e impossibilità alla deambulazione.
L'arto si presenta atteggiato in rotazione esterna (il margine laterale del piede appare appoggiato al piano del letto), addotto e accorciato. La mobilizzazione dell'anca suscita vivo dolore.
In casi non rari (fratture ingranate o stabili) la sintomatologia può essere minima o assente, e l'esame fisico poco significativo; la frattura può manifestarsi in un secondo tempo, quando si scompone, con cedimento improvviso dell'arto.
La diagnosi di frattura del collo del femore è generalmente posta in seguito al quadro clinico in associazione alla radiografia standard dell'anca in due proiezioni. Ciò è generalmente sufficiente per riconoscere e classificare il tipo di frattura e indirizzare la terapia.
In alcuni casi di fratture composte la radiografia può essere non significativa o dubbia; in quest'eventualità può essere indicata l'esecuzione di una TAC.
L'obiettivo del trattamento è diverso a seconda che si tratti di pazienti anziani (evenienza di gran lunga più comune) o adulti.
Nel primo caso la terapia è volta a ottenere la verticalizzazione (stazione eretta) e la ripresa della deambulazione nel minor tempo possibile, al fine di prevenire le complicanze correlate all'immobilità. Nei pazienti più giovani si cerca invece di restituire una forma il più possibile anatomica del femore prossimale, per recuperare una funzione ottimale, anche a costo di una prolungata astensione dal carico.
Il prolungato periodo d'immobilità nel paziente anziano è infatti causa di insorgenza di varie complicanze, fra cui piaghe da decubito, infezioni urinarie, malattia tromboembolica e polmoniti.
Per calcolosi salivare, o scialolitiasi, si intendono delle formazioni di minerali cristallizzati, simili a pietre, che si formano nelle ghiandole salivari.
I gangli, o cisti sinoviali, sono grumi non cancerogeni che si sviluppano tipicamente lungo i tendini o le articolazioni.
L'erisipela è una dermoipodermite batterica acuta, ovvero un'infezione degli strati più profondi della pelle.
L'acido D-aspartico è un integratore utilizzato per migliorare la fertilità e per aumentare la produzione di testosterone.
La crisina è un integratore che inibisce l'enzima aromatasi, è utilizzato per aumentare il livello di testosterone ma la sua efficacia non è dimostrata.
Gli omega 3 estratti dalle alghe marine vengono in genere usati per la formulazione di integratori appositi adatti anche a chi segue una dieta vegana.
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