La febbre è una condizione caratterizzata dall'innalzamento anomalo della temperatura corporea ed è causata, dal punto di vista fisiologico, dall'azione di alcuni mediatori chimici (le citochine) sul sistema di regolazione ipotalamico della temperatura corporea. Abbiamo visto in un altro articolo quali sono le funzioni della febbre, in questo articolo ci chiediamo se esitano accorgimenti alimentari particolari da adottare in caso di febbre, ovvero se abbia senso parlare di dieta per la febbre.
La febbre comporta un aumento della temperatura corporea che può andare da pochi decimali di grado, fino a 4 gradi e più. In particolare, parliamo di stato sub febbrile (37 - 37,3 °C), febbricola (37,4 - 37,6 °C), febbre moderata (37,7 - 38,9 °C), febbre elevata (39 - 39,9 °C), iperpiressia (> 40 °C). Tale aumento della temperatura è voluto: l'organismo infatti lo utilizza per accelerare tutti i processi enzimatici, al fine di velocizzare e ottimizzare la reazione immunitaria e favorire la guarigione.
La febbre comporta dunque un vero e proprio aumento del metabolismo, quantificabile nel 13% per ogni grado in più rispetto ai 37 gradi. Dunque una febbre a 39 gradi comporta un dispendio energetico del 26% maggiore rispetto alla normalità, che significa che un soggetto che consuma 1800 kcal a riposo, arriva a consumarne 468 in più, arrivando a un metabolismo a riposo pari a 2268 kcal. Dunque si potrebbe supporre che una dieta per la febbre debba essere ipercalorica, dunque prevedere un aumento dell'introito calorico rispetto alla normale dieta, in realtà bisogna considerare che un soggetto febbricitante in genere è debilitato ed è molto probabile che sia a riposo, o comunque svolga un'attività fisica decisamente inferiore rispetto alla normalità. Considerando che il dispendio per le attività giornaliere, in assenza di attività fisica, varia tra il 25 e il 50% del metabolismo basale, possiamo concludere che una dieta per la febbre debba essere ugualmente calorica, o più spesso leggermente meno calorica, rispetto alla dieta abituale. Se poi il soggetto pratica attività fisica in modo sufficientemente intenso (per esempio corre 45 minuti, nuota 60 minuti o cammina 90 minuti abitualmente) la riduzione calorica rispetto alla normalità dovrebbe essere sostanziale.
In genere il fisico debilitato dalla febbre impedisce di mangiare tanto e dunque dal punto di vista calorico non è il caso di preoccuparsi, piuttosto bisogna valutare altri aspetti legati alla patologia che ha causato la febbre e verificare che non sussistano altri sintomi che impediscano l'apporto dei nutrienti necessari all'organismo per riabilitarsi correttamente.
L'aumento di temperatura causato dalla febbre porta ad una maggiore sudorazione e dunque una corretta reidratazione è importante nella dieta per la febbre. Se poi la febbre è accompagnata da altri disturbi, vomito e diarrea in primis, il reintegro dell'acqua e dei sali minerali diventa un fattore molto importante. Bisognerà dunque bere il più possibile, compatibilmente col fatto di non aggravare la diarrea o il vomito (vedi anche la dieta per la diarrea).
In questi casi la dieta deve essere molto digeribile e nutriente, dunque è opportuno assumere cibi a base di cereali facilmente digeribili (riso, semolino, pasta) e olio extravergine, moderatamente proteici e facilmente digeribili, evitando quindi le cotture prolungate e ad alta temperatura, puntando su cibi semiliquidi o porzionati in piccoli pezzetti, evitando comunque i cibi liquidi che potrebbero favorire vomito e diarrea. Meglio evitare i latticini contenenti lattosio, che potrebbero causare problemi digestivi, dunque gli unici latticini consigliati sono i formaggi come il grana padano e il Parmigiano-Reggiano, ricchi di proteine e praticamente privi di lattosio.
Spesso la febbre è accompagnata da uno scarso stimolo della fame e della sete (anoressia transitoria) per questo bisogna sforzarsi di bere (soprattutto) e di mangiare a intervalli regolari di tempo anche in mancanza di fame e sete.
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