Le intolleranze alimentari sono molto di moda, anche se la scienza non le ha ancora studiate in modo approfondito, né le ha ancora definite in modo preciso.
Partiamo quindi cercando di definire cosa sono. Per dare una definizione coerente di intolleranza alimentare, bisogna innanzitutto definire il concetto di reazione avversa al cibo e inquadrare al suo interno quello di intolleranza alimentare.
Si parla di reazioni avverse al cibo ogni qual volta vi è un disturbo legato all'assunzione di un cibo. L'European Academy of Allergology and Clinical Immunology ha proposto la distinzione tra reazioni tossiche e non tossiche. Le reazioni tossiche, o da avvelenamento, sono causate dalla presenza di sostanze tossiche nell’alimento (per esempio l'avvelenamento da funghi). Le reazioni non tossiche, invece, dipendono dalla suscettibilità dell’individuo e si suddividono in allergie e intolleranze alimentari.
Le intolleranze alimentari possono essere definite come tutte quelle reazioni avverse al cibo non mediate dai meccanismi di ipersensibilità immediata tipici delle allergie alimentari.
In genere, una intolleranza alimentare si presenta con le seguenti caratteristiche:
Non è corretto (come si legge in alcuni siti) definire le intolleranze alimentari come reazioni avverse al cibo che non coinvolgono il sistema immunitario, è invece corretto affermare che possono coinvolgere non solo il sistema immunitario.
Malgrado esistano test per le intolleranze alimentari (a scientificità molto dubbia) che promettono di verificare la sensibilità dell'organismo nei confronti di centinaia di alimenti, esistono solamente 4 sostanze in grado di provocare intolleranze, i cui effetti sono stati sufficientemente studiati, e quindi riconosciute dalla comunità scientifica:
L'intolleranza agli zuccheri (lattosio, fruttosio e sorbitolo) è dovuta a un deficit enzimatico o a un deficit dei carrier per il fruttosio. Il lattosio fa parte dei disaccaridi (zuccheri composti dall'unione di 2 zuccheri semplici): quando questi zuccheri non vengono scissi nei loro costituenti monosaccaridi e quindi non vengono assimilati, richiamano liquidi per effetto osmotico e vengono fermentati dalla flora batterica intestinale con una forte produzione di gas che causa tutta una serie di disturbi intestinali: diarrea, flatulenza, sindrome del colon irritabile, ecc. Nel caso del fruttosio e del sorbitolo questi zuccheri non vengono assimilati a causa di un deficit dei "carrier" (trasportatori) che li fanno entrare nel sangue e successivamente al fegato per essere metabolizzati.
Queste intolleranze alimentari sono piuttosto diffuse e sono spesso la causa di problemi intestinali cronici come la sindrome del colon irritabile [1, 2].
L'intolleranza al glutine o morbo celiaco viene trattata in un articolo specifico. Sta prendendo sempre più consistenza l'ipotesi che esistano forme di intolleranza al glutine che non vengono rilevate dai test per la celiachia, chiamate NCGS (Non-Celiac Gluten Sensitivity) per cui si parla in modo generico di intolleranza al glutine piuttosto che di celiachia, e di altre forme silenti, che non si manifestano con evidenti sintomi intestinali, ma con altri sintomi generici o associate ad altre patologie autoimmuni [3, 4, 5, 6]. Si sospetta che questi casi di intolleranza al glutine, siano molto più frequenti rispetto a quelli attualmente riconosciuti (lo 0,5% della popolazione).
Moltissime persone nella società moderna sono affette da problemi intestinali, che nella stragrande maggioranza dei casi sono dovute ad un mix di alimentazione scorretta e stress eccessivo. Sicuramente anche l'inquinamento e l'uso massiccio di pesticidi e di sostanze chimiche in agricoltura e nella trasformazione degli alimenti (sottoforma di additivi alimentari) ha la sua parte nel determinare questo fenomeno. Infatti anche le ipersensibilità agli allergeni presenti nell'atmosfera e agli agenti da contatto sono aumentate esponenzialmente negli ultimi 50 anni. Di fronte a problemi intestinali lievi o saltuari, prima di correre a fare un test per le intolleranze alimentari, bisogna interrogarsi dapprima sul proprio stile di vita, cioè sul proprio stato di forma, sulla correttezza della propria alimentazione e sul livello di stress. Se siamo in sovrappeso e sedentari, se lavoriamo 10 ore al giorno e non dedichiamo mai tempo a noi stessi, a coltivare le nostre passioni e a vivere un po' di più secondo natura, forse non è colpa degli alimenti ai quali siamo intolleranti... Forse è il nostro organismo che non è più sufficientemente forte per digerire quello che un tempo, quando lo era, non gli causava nessun problema!
Non è facile ammetterlo, ma nella stragrande maggioranza dei casi è così. Ne sono sempre stato convinto, tanto che quando è successo a me, non ho pensato nemmeno per un momento di poter essere intollerante a qualche alimento. Durante un periodo particolarmente stressante della mia vita, ho iniziato ad avere piccoli problemi digestivi, che non avevo mai avuto prima. Ho subito immaginato che fossero disturbi legati al particolare periodo, e infatti non appena finì il tour de force lavorativo, e tornai ai miei naturali ritmi, i problemi come d'incanto svanirono. Ma quando si ripresentarono l'anno dopo, sempre durante un periodo più stressante del solito, allora mi allarmai... E lo confesso, immediatamente il pensiero che ti balena nel cervello è: "se il problema fosse causato da qualche alimento che ho mangiato?" Fortunatamente, non pensai alle intolleranze alimentari, ma seguii immediatamente un iter più tradizionale e, soprattutto, scientifico! Andai dal medico, mi feci descrivere quali erano gli esami diagnostici più adatti per capire se il problema potesse essere causato da qualche patologia specifica, esami che dettero responso negativo. Non mi restò che agire sullo stress, cercando di gestirlo meglio: quando si ripropose il periodo stressante, complice il fatto che ormai ero abituato a gestire lo stress generato da quel tipo di lavoro, i problemi intestinali si riproposero in modo molto più blando e nell'occasione successiva, scomparirono definitivamente. Che dire: tanti euro, tempo e fatica risparmiati rispetto ad affidarmi a uno dei tanti test non convenzionali sulle intolleranze!
Dunque piuttosto che eliminare gli alimenti che non riusciamo più a gestire, non sarebbe meglio rinforzare l'organismo con l'attività fisica e una dieta corretta in primis, e magari anche cercando di seguire uno stile di vita meno stressante?
Alcune email sulle intolleranze alimentari:
Intolleranza al lievito di birra e al lievito chimico
Intolleranze: a volte sono vere (spesso no)!
Detto questo, le intolleranze vere esistono e provocano questi sintomi:
I sintomi potenzialmene causati da una intolleranza alimentare sono talmente vari e diffusi che la quasi totalità delle persone che soffre di qualche disturbo può essere portata a credere di essere intollerante a qualche alimento.
Infatti, i sintomi possono essere intestinali, dermatologici, neurologici, ci sono poi addetti ai lavori che attribuiscono alle intolleranze praticamente tutti i tipi di disturbo, da quelli muscolari a quelli delle vie urinarie... È per questo motivo che le intolleranze alimentari son così di moda: risolvono praticamente tutti i mali!
Ovviamente non devono essere presenti tutti ma almeno una parte sì, ma soprattutto devono essere cronici cioè presentarsi in continuazione e non in modo occasionale.
Per prima cosa, bisogna evitare i test non convenzionali per le intolleranze alimentari: la scienza ha ampiamente decretato il loro fallimento.
Per capire se si è intolleranti, e a quali alimenti, esistono i test convenzionali (per zuccheri e glucosio), ma non vi diranno se siete intolleranti ad altri cibi. L'unico modo per scoprirlo è la dieta ipoallergenica. Si eliminano dall'alimentazione i cibi che più frequentemente sono causa di intolleranze e si valutano i risultati: se nel giro di 10 giorni i sintomi sono completamente scomparsi, allora si è intolleranti a uno degli alimenti eliminati. È importante questo concetto: bisogna verificare un miglioramento netto dei sintomi, che devono scomparire, miglioramenti parziali non devono essere considerati validi.
Vediamo cos'è la dieta ipoallergenica e come farla.
[1] R Goldstein, D Braverman, H Stankiewicz.: Carbohydrate malabsorption and the effect of dietary restriction on symptoms of irritable bowel syndrome and functional bowel complaints. Israel Medical Association Journal, 2000, Vol 2, Iss 8, pp 583-587
[2] Ledochowski M, Widner B, Bair H, Probst T, Fuchs D.: Fructose- and sorbitol-reduced diet improves mood and gastrointestinal disturbances in fructose malabsorbers. Scand J Gastroenterol 2000; 35:1048-1052.
[3] Rostami K, Kerckhaert J, von Blomberg BM, Meijer JW, Wahab P, Mulder CJ. SAT and serology in adult coeliacs, seronegative coeliac disease seems a reality. Hepatogastroenterology, Rijnstate Hospital, Arnhem, The Netherlands.
[4] Marsh MN. The small intestine: mechanisms of local immunity and gluten sensitivity.Clin Sci (Lond). 1981 Nov;61(5):497-503. Review.
[5] Hadjivassiliou M, Williamson CA, Woodroofe N. The immunology of gluten sensitivity: beyond the gut. Trends Immunol. 2004 Nov;25(11):578-82
[6] DAVID A. NELSEN, JR., M.D., M.S., University of Arkansas for Medical Sciences. Gluten-Sensitive Enteropathy (Celiac Disease): More Common Than You Think.
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