Il miele si definisce uniflorale quando le api bottinano il nettare prevalentemente da una specie botanica. In questo caso si origina un miele che ha particolari caratteristiche organolettiche.
Avremo quindi un miele diverso per ogni specie botanica (miele di acacia, di sulla, di rododendro, ecc.).
Non tutte le specie botaniche sono adatte alla produzione di miele, i motivi principali riguardano il periodo di fioritura e la produzione di nettare, oltre ovviamente alla diffusione della specie botanica nel territorio nazionale.
L'Italia è senz'altro uno dei paesi con la più grande varietà di mieli uniflorali prodotti e studiati dal punto di vista chimico-fisico e organolettico.
L'Istituto Nazionale di Apicoltura è l'organo che si occupa dello studio e della caratterizzazione dei mieli uniflorali italiani. In Italia si producono con continuità e in quantità sufficienti a garantire un mercato non marginale 18 mieli uniflorali, che possiamo dividere in due gruppi a seconda della intensità gusto-olfattiva.
I mieli uniflorali, quando molto puri, hanno caratteristiche organolettiche diversissime tra loro. Purtroppo in commercio non è facile trovare mieli molto puri, spesso infatti i mieli dichiarati uniflorali sono inquinati da altre specie, che ne "diluiscono" le caratteristiche.
Il miele di acacia, sulla, rododendro, erba medica hanno un colore chiaro, un odore molto debole, spesso quasi impercettibili, un aroma delicato e un gusto più o meno dolce a seconda del miele. Il miele di acacia, grazie alla elevata percentuale di fruttosio, è il più dolce e cristallizza solo dopo diversi anni.
I mieli di girasole e agrumi hanno una intensità gusto-olfattiva più elevata dei precedenti, anche se molto diverse tra loro.
I mieli di cardo, timo, ailanto, tiglio, tarassaco, eucalipto, colza, erica, castagno e corbezzolo presentano intensità gusto olfattive decisamente più importanti e diversificate.
Quando molto puri, presentano odori e aromi molto forti e caratteristici, alcuni dei quali possono risultare sgradevoli o stucchevoli.
Per esempio, la colza è considerata dalla maggior parte delle persone un miele con odori piuttosto sgradevoli.
Il tarassaco e l'eucalipto presentano intensi odori animali (stalla, pipì).
Il castagno e soprattutto il corbezzolo hanno un marcato retrogusto amaro, tanto forte nel corbezzolo da coprire il gusto dolce del miele!
L'ailanto lascia un retrogusto molto persistente di frutti tropicali e té alla pesca.
E diversamente dal vino, dove sentire i profumi descritti dai sommelier è molto difficile, nel miele (quando è puro) si sentono veramente, e sono molto intensi! Provare per credere!
I principali mieli di melata prodotti in Italia sono quello di Metcalfa, che prende il nome dall'insetto che produce melata, e la melata di abete, che è prodotta dai vari insetti produttori di melata, ma operanti solo sugli abeti. Questi mieli sono molto densi e scuri, non sono particolarmente dolci e tendono a rimanere liquidi per molto tempo. La melata di abete è di solito considerata più gradevole rispetto a quella di Metcalfa.
Spesso la melata di abete "inquina" il miele di castagno.
In Italia si possono trovare mieli particolari, che però vengono prodotti in piccole quantità e difficilmente si riescono a trovare non inquinati da altre specie botaniche: sono i mieli di rosmarino, di lavanda, di nespolo del Giappone.
Esistono poi dei mieli prodotti per errore, come il miele di cipolla, dal caratteristico aroma... Di cipolla! Ottimo per cucinare... Meno spalmato sul pane!
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