L'obesità è stata affrontata per decenni, e lo è tutt'ora, dalla maggior parte dei medici come una malattia curabile con la semplice prescrizione di una dieta o di farmaci, come qualsiasi malattia infettiva.
La potenza dei fattori genetici, biologici e psicologici che rappresentano una delle cause che facilitano la comparsa e lo sviluppo della malattia è sempre stata dimenticata o sottovalutata. Per decenni si è cercato di curare una malattia provocata da molte cause interagenti tra loro agendo solamente su una di esse.
L'approccio puramente prescrittivo non può produrre risultati soddisfacenti, poiché dopo una prima fase positiva, durante la quale il paziente perde peso e segue la dieta con entusiasmo, si verifica quasi sempre (90% dei casi) che egli riprende il peso perduto e non si presenta più alle visite di controllo.
Nel 'modello morale' la colpa-responsabilità di questo fallimento è attribuita esclusivamente all'obeso. Egli ha l'obbligo di sostenere lo sforzo della restrizione alimentare (la dieta) e di superare la disinibizione ovvero la perdita di controllo causata dalla fame.
Purtroppo i motori biologici, ambientali e sociali sono talmente forti che solo una persona su dieci ha la forza di volontà sufficiente per resistere: in quest'ottica che la colpa non è più dell'obeso, ma del medico che non affronta il problema nel modo giusto.
Ma qual'è l'approccio giusto?
Un obeso che intraprende una terapia per perdere peso attraversa alcune fasi piuttosto ben definite. Queste fasi sono state studiate e descritte da Kirschenbaum durante una sperimentazione di tre anni fatta da una squadra di psicologi.
Da questo studio scaturisce il Modello della Speranza, o Modello di Kirschenbaum, il quale descrive chiaramente i fenomeni che avvengono durante la perdita di peso.
Come vedremo, questa strada è lunga e piena di ostacoli: scopriremo che l'obesità è una malattia difficile, che va affrontata con una terapia multi-dimensionale, che tenga conto dei fattori biologici, psicologici, ambientali.
L'approccio non è per niente semplice, poichè richiede l'integrazione di competenze ed esperienze di discipline molto diverse tra loro: quelle biologiche e quelle psico-sociali. Un semplice medico specializzato in nutrizione clinica difficilmente potrà sviluppare le conoscenza adatte: occorre invece un team di specialisti coordinati da una figura nuova, l'obesiologo, per curare in modo efficace questa difficile malattia.
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