Farmacognosia: il supporto alla formulazione dei farmaci

Che cos'è la Farmacognosia?

La Farmacognosia è una disciplina che studia i prodotti di origine naturale utilizzati come trattamenti farmacologici. L'etimologia della parola "farmacognosia" deriva dalle parole greche "farmakon", ossia farmaco o veleno, e "gnosis", ossia conoscenza. 

 

 

Questa disciplina è promulgata dalla Società Italiana di Farmacognosia (o Siphar), che nasce con lo scopo di promuovere la ricerca in questo campo, nonchè anche di insegnare, formare ed aggiornare personale competente in merito. Le conoscenze apprese da questo ente, attraverso anche contatti con società internazionali, vengono messe a disposizione, in seguito ad una specifica richiesta, per industrie farmaceutiche, per il Ministero della Salute e per varie altre aziende che vogliano preparare o commercializzare prodotti che abbiano come base i principi della farmacognosia. 

Questa disciplina è oggetto di studio all'interno delle Università italiane ed in particolare nei corsi di Erboristeria e Farmacia. 

Storia della Farmacognosia

Il termine Farmacognosia è stato usato per la prima volta da un medico australiano, Johann Adam Schmidt, che nel 1811 pubblicò un suo lavoro che trattava, fra gli altri, anche di questo argomento. Nel XX secolo questo termine era molto usato per indicare lo studio della forma grezza dei farmaci, ossia di quella non purificata, che veniva definita "droga". Queste sostanze erano di varia origine, sia vegetale che animale ma anche minerale, e venivano seccate, ma non purificate, ed utilizzate direttamente come tali. 

 

 

Lo studio della Farmacognosia iniziò in prevalenza nei paesi in lingua tedesca, in cui questa disciplina veniva anche definita come "Scienza delle droghe". 

Negli anni successivi, questa disciplina si concentrò sopratutto sulle droghe di origine vegetale e botanica, che venivano usate sia polverizzate che come materia prima integra. 

Successivamente l'area di studio della disciplina venne ampliata ma i suoi studi botanici sono ancora molto usati come controllo di qualità dei farmaci e delle sostanze usate a scopo terapeutico.

Farmacognosia e materie prime utilizzate

La Farmacognosia usa materie prime di origine sia vegetale che animale e talvolta anche minerale. Queste sostanze non vengono purificate per l'estrazione del principio attivo ma ne vengono ricavati estratti o vengono usati come tali, senza grandi trasformazioni. I prodotti che se ne ricavano vengono chiamati dagli addetti del settore "droghe", intese non come sostanze che creano dipendenza, ma come trattamento. 

Le materie prime che si usano con maggior frequenza, sono quelle derivate da piante ed in particolare dalle loro radici e dalle foglie. 

Sono considerati molto interessanti dal punto di vista della Farmacognosia anche organismi microbici come funghi e batteri, ma anche organismi marini.  

Cosa studia la Farmacognosia?

La Farmacognosia si impegna a studiare il metodo di utilizzo delle materie prime vegetali in modo da ottenere il risultato migliore, andando ad indentificare il dosaggio e i componenti chimici dell'estratto, senza trascurare l'aspetto morfologico della pianta. Per questo motivo, questo campo di ricerca è inevitabilmente multidisciplinare e va ad integrare più campi del sapere, in particolare la Botanica, la Chimica, la Fisiologia e la Farmacologia. 

Al fine di fornire nuovi modelli per la formulazione dei farmaci, la Farmacognosia si impegna anche ad estrarre il principio attivo dall'estratto vegetale, che può talvolta essere usato come fitoterapico o per la sintesi chimica di nuovi composti. Di conseguenza, questa disciplina si occupa non solo di studiare le potenzialità e le caratteristiche dei farmaci preesistenti di origine naturale, ma anche di realizzarne di nuovi. 

 

 

Altri scopi della ricerca farmacognostica riguardano il miglioramento dei metodi di coltivazione delle piante usate a scopo medicinale, nonchè l'identificazione di nuovi principi attivi presenti nelle droghe già utilizzate. 

I campi principali in cui si suddivide oggi lo studio della Farmacognosia sono: l'etnobotanica, la fitochimica, la farmacognosia marina, la zoofarmacognosia, l'etnofarmacognosia e lo studio della fitoterapia

L'etnobotanica è lo studio del modo tradizionale di usare le piante in campo medico. L'etnofarmacologia si concentra, invece, sulle proprietà farmacologiche delle medicine naturali tradizionali. 

La fitochimica è quella parte della Farmacognosia che studia i principi attivi chimici delle piante in modo da studiare e realizzare nuovi farmaci. 

La zoofarmacognosia studia, invece, il comportamento degli animali dal punto di vista terapeutico, ossia il modo istintivo che essi hanno di curarsi attraverso la scelta di piante, insetti e tipologie di terreno al fine di curare o prevenire determinate malattie o malesseri. 

La Farmacognosia marina, invece, studia le sostanze estratte dagli organismi marini, così come la fitoterapia si concentra su quelle di origine vegetale. 

Spesso si fa confusione tra Farmacognosia e Botanica Farmaceutica: le due discipline non sono identiche anche se possono essere complementari. La seconda, infatti, si occupa dello studio della pianta nella sua interezza allo stato vivente, dal punto di vista della morfologia, della fisiologia e della patologia. Come abbiamo visto, invece, la Farmacognosia si concentra sulle parti della pianta da utilizzare a scopo terapeutico e di ricerca. 

Tipi di droghe usate in Farmacognosia

Esistono due tipi principali di droghe: quelle organizzate e quelle non organizzate. Le prime sono quei composti che derivano dalle parti cellulari della pianta, come la corteccia, le foglie, le radici e così via. 

Le droghe non organizzate, invece, sono quelle che derivano da componenti non cellulari della pianta, come la resina e il lattice. 

Anche i principi attivi contenuti nelle droghe possono essere di diversa natura e tipologia. Vi sono quelli derivati dal metabolismo primario della pianta, come carboidrati, proteine, amminoacidi e lipidi. Queste sostanze sono molto importanti per la vita del vegetale stesso. Vi sono, poi, quei composti che non sono vitali per la pianta, che si dice derivino quindi dal metabolismo secondario, ma che svolgono funzioni utili sia per la pianta che per l'uso terapeutico. Fra questi composti abbiamo i pigmenti fotosintetici, gli alcaloidi e i tannini. 

I principi attivi delle piante sono in realtà composti da una miscela di più molecole che svolgono un'azione biologica. Per questo motivo si parla spesso, in questi casi, di fitocomplesso. Ciascun componente del fitocomplesso interagisce per andare a produrre l'azione finale. Pertanto, non è spesso possibile caratterizzare una singola molecola biologicamente attiva. 

Come si producono le droghe vegetali in Farmacognosia

Le piante da cui vengono prodotte le droghe possono essere coltivate oppure anche raccolte come tali. Quest'ultima opzione si rivela utile nel caso in cui la crescita delle piante sia spontanea e sufficiente a ricoprire il fabbisogno di produzione. 

La coltivazione, se da un lato risulta più costosa, dall'altro va a fornire alcuni vantaggi, come la possibilità di controllare i fattori di crescita delle piante, o una maggior facilità di raccolta e processamento della pianta stessa. 

In seguito alla raccolta la pianta viene poi essiccata in modo da stabilizzare la droga, ossia bloccare i processi enzimatici della pianta che utilizzano l'acqua come fattore fondamentale. In questo modo si evita che i principi attivi presenti nella pianta vengano ulteriormente trasformati. L'essicazione permette, inoltre, anche una maggiore conservazione della droga, proteggendola dalla contaminazione di batteri e muffe.

Proprio perchè nella droga vegetale l'azione biologica è dovuta al fitocomplesso, spesso è difficile andare a produrre un farmaco in modo standardizzato, e si usa pertanto l'estratto grezzo della pianta. Ciascun principio attivo può variare sia in quantità che in qualità a seconda di vari fattori, fra cui il metodo di coltivazione o raccolta utilizzato e il modo in cui viene processato il prodotto finito, conservazione compresa.

Per il processamento e l'estrazione del principio attivo dalla droga si utilizzano metodi meccanici ed estrattivi. I primi servono per ottimizzare i secondi, perchè vanno a suddividere la pianta in piccole parti in modo da consentire una migliore estrazione del fitocomplesso. Tra i metodi meccanici troviamo ad esempio la frantumazione e la polverizzazione della droga. I metodi estrattivi usano invece solventi oppure altre tecniche come la distillazione e la macerazione. Il metodo di estrazione del principio attivo da utilizzare è scelto sulla base delle caratteristiche della pianta e della droga stessa. 

Ogni droga al suo metodo di conservazione, ma in generale si opta spesso per tenerle al riparo dalla luce e in luoghi asciutti, caratteristiche che impediscono l'azione di microrganismi e fattori fisici quali la luce e il calore.

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