La dislessia consiste in un disturbo del linguaggio tale per cui il bambino ha difficoltà a leggere e scrivere in maniera corretta e fluente.
Il bambino dislessico riesce leggere e scrivere, ma solamente impegnando al massimo le sue capacità e le sue energie, si stanca così rapidamente, commette errori, rimane indietro rispetto ai compagni e non impara.
È una condizione che fa parte dei Disturbi Specifici dell'Apprendimento (DSA) insieme alla disgrafia (difficoltà nello scrivere), disortografia (difficoltà nella correttezza ortografica) e discalculia (difficoltà nell'area del calcolo).
Si stima che questi DSA interessino circa il 4-5% della popolazione scolastica e che, se non affrontati adeguatamente, possono provocare conseguenze sul piano psicologico, sociale e lavorativo.
La caratteristica principale della dislessia è che i bambini dislessici non presentano ritardo mentale, hanno un quoziente intellettivo perfettamente nella norma.
Ciò significa che per avere una diagnosi di dislessia, il bambino non deve presentare:
In pratica, il dislessico non riesce ad automatizzare il processo di lettura e quindi legge con molta difficoltà. Tale disturbo sembra essere determinato da una disfunzione di alcuni gruppi di cellule deputate al riconoscimento delle lettere-parole e il loro significato.
Oltre al difetto di lettura, spesso la dislessia si associa con altre patologie e con gli altri problemi facenti parte dei DSA: disortografia nel 60% dei casi e disgrafia nel 43% dei casi, nel calcolo (44% dei casi).
Solitamente il bambino presenta delle difficoltà a scuola che si evidenziano già nei primi anni.
Commette molti errori ed è lento nella lettura, a volte non comprende esattamente il testo scritto.
Il bambino spesso compie, nella lettura e nella scrittura, errori caratteristici come l'inversione di lettere e di numeri (es. 21 - 12) e la sostituzione di lettere (m/n; v/f; b/d).
In matematica, fatica a eseguire anche semplici calcoli ed acquisire le basilari procedure aritmetiche.
Spesso, oltre a queste difficoltà, c'è una limitazione anche della memoria sequenziale: non riesce a imparare le tabelline, i mesi, le lettere dell'alfabeto, le date importanti, confonde la destra con la sinistra, ieri e domani e può avere difficoltà a leggere le ore sull'orologio o copiare dalla lavagna.
A volte, a tutto ciò si può associare un deficit dell'attenzione e una incapacità a concentrarsi sulle cose da fare.
Tutto questo può portare a disagio in ambito sociale e scolastico da parte del bambino, che presenta di solito scarsa autostima, demotivazione e alterazioni del comportamento.
La dislessia si può diagnosticare già verso la fine del 2° anno della scuola elementare.
I dislessici infatti rimangono indietro rispetto ai compagni, presentano uno sviluppo linguistico (sia in comprensione che in produzione) anomalo, poiché leggono male, storpiano le parole e hanno un vocabolario piuttosto povero.
Un ruolo importante in questa situazione ce l'hanno gli insegnanti del bambino, che lo osservano a scuola e hanno sotto gli occhi le difficoltà che incontra nel seguire il programma didattico dei suoi compagni.
Spesso infatti la prima segnalazione viene fatta ai genitori proprio dagli insegnanti.
È bene che gli insegnanti riescano a distinguere un bambino che ha dei problemi di dislessia con un bambino che ha invece dei problemi intellettivi, in quanto, lo ricordiamo, il bambino dislessico ha un quoziente intellettivo nella norma.
Riconoscere la dislessia in un bambino delle scuole dell'infanzia è importante sia perché si può intervenire presto nella sua cura, sia perché si evita di commettere l'errore più comune da parte degli insegnanti, ovvero colpevolizzare il bambino, dire al genitore che il bambino non impara perché in realtà non si impegna abbastanza negli studi.
Un volta posto il sospetto da parte di dislessia, è bene rivolgersi a degli specialisti nel settore, solitamente una equipe multidisciplinare composta dallo neuropsichiatria infantile, dallo psicologo e da un logopedista, che tramite test specifici porranno la diagnosi di dislessia.
La dislessia è un disturbo che prevede una sorta di ''abilitazione'' al linguaggio, esistono degli aiuti specifici rivolti proprio ai bambini che presentano questo problema.
Dopo la diagnosi posta da persone specializzate, si possono intraprendere programmi riabilitativi e logopedici, sia in ambulatorio che a domicilio, tramite anche l'uso di particolari programmi e software.
Si inizia in sostanza da alcuni semplici provvedimenti a scuola, in ambito didattico, contenuti anche nelle direttive ministeriali, come la concessione di tempi più lunghi per lo svolgimento dei compiti in classe, l'utilizzo dei pc o della calcolatrice per agevolare le attività didattiche.
Inoltre gli insegnanti devono cercare di valorizzare le capacità del bambino ed evitare che ne venga compromessa la sua autostima e le sue motivazioni scolastiche.
I genitori devono prendere atto del problema del loro figlio e seguirlo nelle attività scolastiche.
Sia i genitori che gli insegnanti devono cercare, tuttavia, di evitare di mettere il bambino a disagio, di farlo leggere a voce alta, correggere tutti i suoi errori negli scritti, evitare di farlo copiare dalla lavagna, fargli imparare liste a memoria e paragonarlo ad altri o ridicolizzarlo. Tutti questi atteggiamenti non fanno altro che minare l'autostima del bimbo che si confronta inevitabilmente con la difficoltà di svolgere queste attività.
Gli specialisti del settore, ovvero i logopedisti, i neuropsichiatri infantili e gli psicologi, devono ovviamente controllare i progressi del bambino con incontri ogni almeno 6 mesi, rassicurare e dare direttive ai genitori e agli insegnanti.
I trattamenti più efficaci per la dislessia sono quelli che usano le procedure informatizzate e va sottolineato come il miglioramento della dislessia avviene soprattutto nella correttezza della lettura piuttosto che non nella velocità.
Inoltre, il livello di miglioramento non dipende dalla gravità della situazione iniziale e si osserva che nel periodo in cui il bambino non si sottopone al trattamento logopedistico non migliora, anche se non regredisce nel programma acquisito.
Concludiamo, ricordando che il dislessico impara, semplicemente lo fa con più difficoltà e in maniera un po' più lenta rispetto agli altri bambini.
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