Sebbene non ancora inclusa nei cosiddetti DCA (disturbi delle condotte alimentari), pochi nutrono dubbi sul fatto che l'obesità sia una patologia che riconosce alle origini una forte componente psicologica; questa componente, di qualunque tipo e segno possa essere, sfocia – in questi soggetti – in comportamenti errati nei confronti del cibo, e ciò tende ad avvenire molto più facilmente (e purtroppo molto più stabilmente) nel corso dell’infanzia e dell’adolescenza: proprio il determinarsi di strategie cognitivo-comportamentali determinanti durante l’età pediatrica rende assai difficile modificare i comportamenti erronei in età adulta, e giustifica ancor di più che si faccia tutto il possibile proprio durante queste fasi critiche della vita per correggere – per quanto possibile – la situazione di base.
Se questa caratteristica non fosse già di per sé sufficiente a far catalogare l’obesità come una patologia di difficile gestione, va aggiunto che un’altra importante componente nella sua origine è rappresentata da molti e diversi tratti genetici sfavorenti che possono essere presenti (uno o più di uno) nella stessa persona; è solo da poco che gli scienziati hanno cominciato a conoscere queste caratteristiche genetiche e a comprendere meglio le loro funzioni.
Esistono due tipi fondamentali di obesità infantile: una primitiva o essenziale e una secondaria.
L'obesità secondaria è dovuta prevalentemente a cause genetico-malformative, è spessissimo accompagnata da ritardo mentale ed anche ritardo di crescita in statura, ma è molto rara (solo il 3-4% dei casi). Una percentuale ancor più piccola dei casi è dovuta ad una qualche malattia endocrina (soprattutto della tiroide e del surrene), ma anche queste forme non superano il 2-3% dei casi.
L'obesità primaria è la più diffusa (quasi il 95% dei casi) e non è causata se non marginalmente da problemi congeniti (ereditari o meno) ma dipende fortemente, come vedremo, da un comportamento sbagliato nei confronti del cibo.
Quando uno stato di obesità dell’infanzia si accompagna a:
una causa secondaria può essere esclusa quasi con certezza.
Il tessuto grasso può aumentare in quantità per aumento di volume delle cellule che lo compongono (adipociti), oppure per aumento di numero di queste stesse cellule, oppure ancora per entrambi i fattori.
Va ricordato che già alla fine della gravidanza c’è una prima, intensa ma del tutto normale, moltiplicazione cellulare a questo livello, cosicché alla nascita la massa corporea totale del bambino è composta, per il 10-15%, di tessuto adiposo (in numeri, si tratta di ben 5 miliardi di cellule adipose…).
Durante il 1° anno di vita il numero di cellule adipose resta stabile, ma è il loro volume ad aumentare, tanto che la percentuale di tessuto grasse sale al 25-30% della massa corporea totale alla fine del 1° anno (situazione del tutto normale a quest’età!).
Poi, durante il 2° anno di vita, il tessuto grasso si riduce un po’ in volume, e la percentuale rispetto al peso totale scende al 20-25%. Questo andamento “a fisarmonica” si conclude nel 3° anno di vita: d’ora in avanti ci sarà una progressiva espansione per aumento del numero delle cellule, fino a poco prima della pubertà.
È con l’inizio dello sviluppo puberale che si ha un ultimo picco di moltiplicazione delle cellule adipose, che porta il loro numero da circa 15 miliardi (prima della pubertà) fino a un numero variabile, a seconda del sesso e della costituzione fisica, tra i 20 e 40 miliardi di adipociti, com’è tipico dell’età adulta.
Come si intuisce piuttosto facilmente, tralasciando il periodo fetale sono due i periodi della vita del bambino a maggior rischio di sviluppare sovrappeso/obesità, e sono quelli in cui c’è un più rapido aumento della massa grassa: la prima infanzia e l’adolescenza. Di qui l’interesse a che il bambino prima e il ragazzo poi mantengano un peso corretto per la propria statura, così da limitare il rischio di sviluppare questa patologia in età adulta.
Il rischio di un bambino di rimanere obeso è molto alto, e dipende ovviamente dalla gravità dell'eccesso di peso e dall'età del bambino. Infatti rimarranno obesi anche nell'età adulta:
Come si vede chiaramente da questi dati, è molto difficile recuperare un adolescente obeso e quindi è estremamente importante agire per tempo, non appena compaiono i sintomi di un aumento eccessivo di peso. Le cause della difficoltà di guarigione da questa malattia sono diverse e sono strettamente legate agli aspetti psicologico-comportamentali che questa patologia porta con sè.
L'obesità è una patologia con forti caratteristiche di familiarità, tant'è che molti pensano di non poterci fare poiché si convincono del fatto che la loro malattia è ereditaria. In realtà ciò che si eredita non è (se non in minima parte) la predisposizione all'obesità, ma gli atteggiamenti psicologici e comportamentali che portano ad avere un rapporto sbagliato con il cibo, difficilissimi da cambiare una volta formata la personalità del bambino che diventa adulto.
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