Sliwovitz

Lo Slivovitz o Sliwovitz è un'acquavite ottenuta dalla fermentazione delle prugne ed è conosciuta con tanti altri nomi a seconda della zona di provenienza.

 

 

Originario dei Balcani, lo Slivovitz qui prende il nome di Rakia. Il primo produttore mondiale di questo liquore è la Serbia, seguita dalla Slovenia e dalla Croazia, basti pensare che nei Balcani ben il 70% della produzione annuale di prugne viene destinata alla produzione di Rakia, più di 400 mila tonnellate l'anno (dati aggiornati al 2001). Il nome stesso deriva dalla parola slava per indicare la prugna: sljiva.

Spostandosi in Ungheria lo slivovitz prende il nome di Palinka e in Repubblica Ceca di Palenka.

Qui in Italia lo si conosce come Sliwovitz, anche se non è propriamente diffuso in tutte le regioni, bensì solo in quelle del nord-est, non a caso le più vicine ai Balcani. In Italia, infatti, il primato per la produzione di Slivovitz lo detiene la città di Trieste, la nostra città più mitteleuropea. Dalla Slovenia, l'abitudine di distillare la prugna passò in Carnia, come testimoniano numerosi testi storici, dove si utilizzava una varietà di cultivar locale, la Brundul di Cjabie.

Questo liquore ha un grado alcolico molto variabile, di solito intorno ai 40°vol, anche se se ne possono trovare a 25°vol o addirittura a 70°vol!

Il sapore è deciso, intenso, con una nota di mandorla amara, viene bevuto solitamente in piccoli bicchierini, liscio, come digestivo.

Una curiosità: è una delle poche bevande alcoliche ammesse dalla cultura kosher poiché non deriva dalla distillazione di cereali.

 

 

La produzione di Slivovitz in Italia

Sliwovitz

In Italia lo slivovitz può vantare 4 certificazioni IG (Indicazione Geografica): Sliwovitz del Friulia-Venezia-Giulia, Sliwovitz del Trentino-Alto-Adige, Sliwovitz del Trentino e Sliwovitz del Veneto. Questa certificazione garantisce che tutta la fiera produttiva venga svolta nel territorio regionale di riferimento.

Lo Sliwovitz viene ottenuto tramite distillazione della purea fermentata di prugne alle quali viene lasciato il nocciolo (ingrediente che poi rilascerà al liquore una nota amarognola e legnosa).

Gli alambicchi usati possono essere ad impianto discontinuo o continuo. La distillazione deve essere effettuata a meno di 86 per cento in volume, così da permettere una seconda distillazione e garantire al prodotto un aroma e un gusto provenienti dalle materie prime distillate.

Inoltre, è consentita l’aggiunta del frutto intero e di zucchero (massimo di 20 grammi per litro).

In Friuli, la distillazione può avvenire anche in impianti a vapore.

In alcuni casi è previsto anche l'invecchiamento in botti di legno per un periodo minimo di 12 mesi, in questo caso il liquore assume un colore giallo paglierino.

 

 

 

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