Il carcinoma del rene (tumore del rene) rappresenta circa il 3% delle neoplasie dell'adulto con una mortalità del 50%. Colpisce maggiormente gli uomini, con rapporto 2:1 rispetto alle donne e il tasso di incidenza aumenta con l'aumentare dell'età a partire dai 35 anni. La fascia d'età più colpita è quella tra i 50 e i 75 anni, quando si ha l'incidenza massima (circa 40 casi ogni 100.000 abitanti).
I principali fattori di rischio sono sicuramente la malattia cistica renale nei pazienti sottoposti a emodialisi, il fumo, l'esposizione a fattori chimici usati nelle industrie (cadmio, asbesto, idrocarburi policiclici) e l'assunzione cronica di analgesici a base di fenacetina.
Alcune neoplasie renali possono comparire nel 50-80% dei pazienti affetti da malattia di Von Hippel-Lindeau, malattia genetica autosomica dominante.
Dal punto di vista anatomo-patologico, la maggior parte dei tumori del rene (90%) sono degli adenocarcinomi a cellule chiare che originano dalle cellule dei tubuli convoluti prossimali.
Altre forme istologiche sono il carcinoma a cellule granulari, il carcinoma papillare e quello sarcomatoide, molto raro e molto aggressivo.
Il tumore del rene diffonde sia per via linfatica che ematica. I linfonodi principalmente coinvolti sono quelli ilari, paraortici, paracavali e mediastinici. Spesso il tumore al rene diffonde per via ematica a causa della grandissima vascolarizzazione di questo organo. Non è raro che il tumore causi la trombosi della vena renale o della vena cava inferiore. Inoltre, è caratteristica di questo tumore, l'associazione con sindromi paraneoplastiche, quali l'ipercalcemia, l'ipertensione, policitemia e secrezione ectopica di ACTH.
Solitamente la diagnosi di carcinoma renale è tardiva perchè i sintomi caratteristici compaiono solo nel 10-20% dei pazienti colpiti da tumore renale e di questi, molti sono già in stadio avanzato.
I sintomi principali sono ematuria (sangue nelle urine), massa addominale, dolore, calo del peso corporeo, anemia, ipercalcemia, eritrosi (aumento dei globuli rossi nel sangue).
Di questi sintomi, i primi tre sono i più importanti, ma spesso appunto presenti solo in una piccola percentuale dei pazienti.
In caso di sospetto di tumore renale, il primo esame da fare è sicuramente l'ecografia addomino-pelvica, dove si andranno ad indagare i reni, la vescica oltre che gli altri organi addominali e pelvici. L'ecografia è un esame strumentale non invasivo e non dannoso per il paziente in quanto non vengono usate radiazioni, permette la differenziazione tra masse solide e liquide (cisti renali benigne), consente l'esplorazione delle stazioni linfonodali addominali e pelviche. Con l'ecodoppler si verificano eventuali interessamenti trombotici delle vene renali.
La TC con mezzo di contrasto è anche molto utile in seconda istanza per approfondire il quadro diagnostico, stadiare e valutare l'estensione del tumore. Eventuali metastasi ossee sono visibili con una scintigrafia ossea.
Sono 4 gli stadi di malattia. Nel primo, il tumore è confinato al rene, mentre nel secondo stadio il tumore è invasivo ma ancora confinato all'interno della fascia di Gerota.
Nel terzo stadio, il tumore invade la vena cava inferiore e/o l'aorta o ha invaso i linfonodi. Nel quarto stadio si ha l'invasione degli organi adiacenti (esclusi i surreni) e/o metastasi a distanza.
L'intervento d'elezione nei pazienti che presentano uno stadio 1, 2 e 3 operabili è sicuramente la nefrectomia totale, con asportazione del corrispettivo surrene e della parte superiore dell'uretere. Questo intervento viene fatto a patto che non ci siano metastasi a distanza.
Viene sempre anche esguita l'asportazione dei linfonodi regionali.
La nefrectomia parziale si effettua solo in casi particolari, cioè quando i tumori sono bilaterali, quando sia indispensabile preservare la funzionalità renale (come nei diabetici, nei nefropatici cronici), e nei rari cai in cui la diagnosi sia precoce.
L'interessamento della vena cava non costituisce una controindicazione all'intervento chirurgico che può quindi essere eseguito.
Tuttavia, se sono presenti alla diagnosi già delle metastasi (quindi stadio 4), l'intervento chirurgico si effettua se è presente solo una singola lesione metastatica o mutiple localizzazioni a livello dello stesso segmento polmonare.
Negli altri casi, si ricorre all'uso dell'interleuchina 2 o dell'interferone alfa2. Si possono usare anche dei farmaci biologici, mentre scarsi risultati si sono ottenuti con la chemioterapia.
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