In questo articolo non si parla solo del dilemma di cosa mangiare fuori casa, ma in generale di due stili di vita, alimentari e non, che si stanno contrapponendo in questi anni. Scopriremo che la verità sta nel mezzo, ma soprattutto che la fast life è dannosa solo per chi non la sa gestire... E non solo in campo alimentare!
Il fast food, o cibo da strada, è sempre esistito in moltissime culture poiché l'esigenza di mangiare fuori casa in breve tempo è sempre esistita anche prima dell'avvento della vita frenetica e superimpegnata dei giorni nostri. Non tutti sanno, per esempio, che storicamente il tanto famoso sushi non è altro che il fast food giapponese.
Quindi di per sè il fast food non ha nulla di negativo, lo è diventato da quando la qualità delle proposte è diventata pessima, e questo non vale solo per il famigerato Mc Donald's, ma per la maggior parte delle proposte di bar e fast food, anche all'italiana. Anche per questo la contrapposizione fast food - slow food non funziona, ovvero non garantisce la salubrità degli alimenti.
Slow Food, il movimento nato in Piemonte nel 1986 con l'obbiettivo di opporsi a tutte quelle abitudini moderne che tendono a cancellare il piacere della tavola, si è sempre scagliato con forza contro il fast food (specialmente quello in stile americano). Il fast food è stato da sempre una valida scusa per proporre la filosofia "slow" come alternativa salutare a un modello di comportamento alimentare e di stile di vita che porta al peggioramento della qualità della vita stessa.
La filosofia "slow" si è affacciata non solo nel campo del cibo, ma anche di quello della vita in generale come antidoto allo stress di una vita moderna fatta di mille impegni che mettono a dura prova le nostre capacità di gestione del tempo. Sinceramente, io penso che queste filosofie si basino molto semplicemente sul "gettare la spugna", ovvero nel dire: "non riesco a gestire lo stress, allora rallento".
Ma rallentare non necessariamente ha una connotazione positiva: per quanto mi riguarda rallentare significa fare meno cose, vivere una vita più povera, con meno interessi, meno passioni, meno divertimenti. In parole povere: una vita peggiore!
Meglio rafforzare il fisico e abituarlo a gestire una mole di impegni maggiore, piuttosto che mordere il freno e vivere più lentamente! Io mi ritengo un grande appassionato di cucina e gastronomia, ma la mia vita (anche alimentare) è molto fast e questo non mi dispiace affatto!
Guardando il logo di slow food, sinceramente mi viene in mente un soggetto grasso abbioccato sul divano dopo un abbuffata, che non è proprio il massimo della vita!
Slow food non ha alcun intento salutistico, anche se spesso lo si vorrebbe far credere. Additare il fast food (supportato dai nutrizionisti tradizionalisti) come un alimento troppo ricco di calorie e di grassi e quindi come una delle cause del sovrappeso è un grave errore. Basta valutare un qualunque piatto della cucina tradizionale per capire che a livello calorico siamo sullo stesso piano, se non peggio.
Chi mangia slow non è necessariamente attento alle calorie, anzi lo stare molto a tavola, il promuovere il cibo come mezzo di aggregazione e come elemento che genera benessere non fa altro che spingere verso un consumo eccessivo che probabilmente è causa del sovrappeso più del fast food. Il tanto osannato fast food all'italiana non è di certo più sano di un panino di Mc Donald's. Spurlock avrebbe potuto fare un film "Superpizzame" mangiando 4 pizze al giorno e ottenendo gli stessi risultati in termini di salute.
Il sostegno dato all'enologia non si può conciliare con una visione salutistica della vita. Il consumo massimo di vino compatibile con la salute è pari a 2 bicchieri al giorno, una quantità molto inferiore al consumo medio degli italiani. Il vino sarebbe da disincentivare, non da promuovere.
E ancora, i presidi slow food non bocciano i nitriti nei salumi, conservanti potenzialmente cancerogeni.
Qual è il vero rischio dell'approccio "slow"? È il credere che per mangiare sano sia sufficiente mangiare alimenti genuini, tradizionali, di alta qualità, tutte caratteristiche poco definite che non garantiscono un bel niente.
In quanti sanno che la buonissima brioche che si fanno al mattino nel miglior bar della città al 90% contiene margarina? O che il meraviglioso salume DOP comprato in bottega contiene nitriti?
La soluzione al dilemma di mangiare fuori si risolve semplicemente adottando un criterio di scelta salutare e scegliendo di volta in volta se e cosa mangiare, tra le alternative possibili.
Alcuni consigli per chi mangia spesso fuori:
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