Lo strappo muscolare (o rottura sottocutanea del muscolo) è una lesione muscolare molto diffusa tra gli sportivi. Il termine medico appropriato è distrazione muscolare, lo strappo è un gergo che in medicina non viene usato. È importante comunque sapere che strappo e distrazione sono sinonimi.
Nella distrazione muscolare, a differenza che nello stiramento, si verifica la rottura di fibre muscolari, con la fascia del muscolo che rimane integra.
Può avvenire per scatti improvvisi o improvvise e violente contrazioni muscolari e colpisce soprattutto gli sportivi.
Le sedi muscolari maggiormente coinvolte sono i muscoli lunghi degli arti inferiori (meno coinvolti sono i muscoli addominali e i dorsali), soprattutto quelli della coscia come gli adduttori, i flessori e il quadricipite oppure quelli della gamba come il polpaccio (tricipite surale).
La lesione avviene in genere a livello delle giunzioni muscolo-tendinee, la zona fisiologicamente e meccanicamente più debole, mentre molto raramente si verifica a livello del ventre del muscolo.
Solitamente coinvolgono gli sportivi che non sono ben allenati o che non hanno effettuato un adeguato riscaldamento muscolare prima di compiere attività fisica e quindi il muscolo non è preparato per lo sforzo e si lacera; oppure gli atleti affaticati, che non hanno recuperato al 100% da un precedente allenamento, che magari hanno già il muscolo contratto e affaticato, predisposto quindi a subire un infortunio di gravità maggiore.
Lo strappo muscolare colpisce soprattutto gli atleti che devono effettuare sforzi esplosivi e contrazioni di tipo eccentrico (sollevare pesi, saltare, gare di velocità, ma anche nel calcio e nel tennis). Raramente vengono coinvolti i ciclisti, che non sono sottoposti a contrazioni di tipo eccentrico, né a sforzi esplosivi.
Esistono ovviamente diversi gradi di strappi muscolari, in base al numero delle fibre lesionate. Nelle lesioni di primo grado sono danneggiate poche fibre del muscolo (fino al 5-10%), mentre nelle lesioni di terzo grado, più dei 2/3 delle fibre del muscolo sono strappate. Le lesioni di secondo grado si posizionano tra i due estremi, come estensione della zona lesionata.
Ovviamente l'entità della distrazione muscolare determina anche quanto dura la fase di recupero dall'infortunio, che varierà, mediamente, da 4 settimane a 3 mesi.
L'atleta percepisce un dolore violento in sede di rottura e si ha la formazione di un avvallamento tra i due monconi ritratti del muscolo se lo strappo è grave.
Tendenzialmente il dolore è tanto più acuto quante più fibre sono rotte.
Solitamente c'è sempre un ematoma (cioè una raccolta di sangue) in quanto il muscolo è irrorato da molti capillari sanguigni che vengono anch'essi lesionati. Più fibre si strappano, più cospicuo sarà l'ematoma che tenderà ad affiorare in superficie, altrimenti può rimanere confinato nel muscolo. Quando la lesione è importante, è necessaria l'evacuazione del sangue, che se ristagna per troppo tempo e non riesce ad essere assorbito può causare problemi.
L'atleta, se lo strappo è grave, oltre a essere ovviamente impossibilitato nel proseguire l'attività fisica non riesce a muovere l'arto e il muscolo appare duro e contratto.
Uno strappo muscolare è quasi sempre accompagnato da edema, gonfiore e a volte anche il fenomeno della ''contrattura da difesa'' in cui l'organismo immobilizza la parte del corpo infortunata per evitare ulteriori aggravamenti.
Se i sintomi sono quelli descritti, bisognerà valutare con esami specifici l'effettiva presenza e l'entità della lesione. In genere l'esame di elezione è l'ecografia muscolo-tendinea, ma se la lesione è profonda, in un muscolo molto sviluppato (quadricipite o bicipite femorale), può essere necessaria la risonanza magnetica.
L'ecografia, da effettuare solo dopo 48-72 ore dall'evento, è in grado di misurare la lesione, e quindi il grado della distrazione muscolare, e verificare la presenza di ematomi e altre complicanze. Consiglio di rivolgersi ad un medico sportivo o comunque ad un medico che tratta abitualmente atleti, e non a un ecografista generico. L'ecografia, infatti, è un esame delicato, che va interpretato in modo corretto. Non è infrequente che strappi muscolari già cicatrizzati vengano scambiati per lesioni ancora aperte, o che vengano misurate le dimensioni di una lesione in modo approssimativo, generando risultati fuorvianti. L'ideale è rivolgersi a un medico sportivo che possieda anche un ecografo e che possa quindi, in sede di visita, effettuare anche l'ecografia. In questo modo si accelerano tantissimo i tempi (per una ecografia non a pagamento possono volerci settimane) e si risparmiano anche soldi, perché spesso l'ecografia viene in parte inclusa nel prezzo della visita. Inoltre, in questo modo il medico effettuerà tutte le ecografie del caso durante il percorso riabilitativo per verificare, prima della ripresa dell'attività fisica, che la cicatrice si sia formata in modo adeguato.
In caso di strappo muscolare bisogna sospendere l'attività fisica, anche se lo strappo non è così doloroso, in quanto continuare può peggiorare la lesione, coinvolgendo un maggior numero di fibre.
Una volta a riposo si applica il protocollo RICE per 48-36 ore (Rest, Ice, Compression, Elevation): ghiaccio (per 15-20 minuti 4-5 volte al giorno), riposo, compressione con bendaggio elastico e elevazione dell'arto per favorire il ritorno venoso.
Nei casi più gravi si ricorre all'intervento chirurgico per accostare i due monconi del muscolo e si sutura. In questi casi (rari) si può addirittura arrivare allo stop di 4 mesi.
Il recupero può andare da 3 settimane per le lesioni di primo grado, a 6-8 settimane per quelle di secondo grado. Il tempo di recupero dipende moltissimo da come viene fatta la riabilitazione.
Il muscolo lesionato non si ripara con la formazione di nuova fibre muscolari, ma forma un tessuto cicatriziale, meno contrattile e più fragile rispetto al muscolo normale. La formazione della cicatrice impiega non meno di tre settimane, dunque la ripresa dell'attività non dovrebbe mai avvenire prima di questo periodo, se si è effettivamente verificata una lesione muscolare.
Nei primi 4-7 giorni bisognerebbe cercare di non allungare il muscolo, immobilizzandolo per quanto possibile, grazie all'uso di stampelle e bendaggi. Questo favorirà il riavvicinamento dei monconi e l'inizio della riparazione. In questa fase si può controllare il dolore con terapie come il laser, la tens e gli ultrasuoni, appena possibile è opportuno iniziare a mobilizzare l'arto, con esercizi di allungamento.
È possibile da subito praticare l'attività aerobica che non provoca dolore.
Quando scompare il dolore alla palpazione e l'allungamento del muscolo non provoca più dolore, è possibile iniziare la riabilitazione vera e propria, con esercizi dapprima isometrici, poi concentrici ed eccentrici, e infine dinamici, in modo progressivo, fino al ripristino completo della funzionalità del muscolo.
Durante la fase di riabilitazione è opportuno eseguire delle ecografie di controllo, per verificare l'andamento della guarigione.
La ripresa dell'attività sportiva avverrà in un tempo variabile, tra uno e tre mesi in media, a seconda della gravità della lesione, nel dubbio, è meglio attendere perché le recidive per questo tipo di infortuni sono molto frequenti.
Quando si riprende l'attività si deve prestare la massima attenzione alla programmazione degli allenamenti e soprattutto alla fase di riscaldamento.
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