Il prediabete è una condizione caratterizzata da livelli di glicemia compresi tra 100 e 125 mg/dL a digiuno. Come spiegato sul Manuale Merck, uno dei testi medici più autorevoli, nel prediabete “i livelli di glucosio nel sangue sono troppo elevati per essere considerati nella norma ma non tanto da essere classificati come diabete".
Si ricorda a questo proposito che i valori normali della glicemia a digiuno sono compresi tra 70 e 99 mg/dL. Qualora, in due giornate differenti si riscontrino valori di glicemia uguali o superiori a 126 mg/dL oppure si riscontri un valore di glicemia superiore a 200 mg/dL dopo carico orale di 75 grammi di glucosio, si ha diagnosi di diabete mellito di tipo 2, una malattia metabolica caratterizzata da iperglicemia.
Considerando che livelli di glicemia stabilmente compresi tra 100 e 125 mg/dL rappresentano un fattore di rischio per lo sviluppo di diabete, delle sue complicanze e di patologie cardiovascolari, è molto importante sapere come riconoscere i sintomi del prediabete, così da adottare le adeguate contromisure.
Secondo quanto riportato da un recente studio di Vazzana et al.[1], il prediabete rappresenta una condizione di rilevanza globale poiché, in base ai dati IDF (International Diabetes Federation), 541 milioni di adulti (10,6% della popolazione adulta) presentano IGT (Impaired Glucose Tolerance, ridotta tolleranza al glucosio), mentre 319 milioni (6,2% della popolazione adulta), sono affetti da IFG (Impaired Fasting Glucose, glicemia a digiuno alterata). Le proiezioni per il 2045 indicano che circa 441 milioni di adulti, equivalenti al 6,9% della popolazione, saranno interessati da IFG.
Per inciso, nello studio si fa notare come le linee guida italiane, elaborate dalla SID (Società Italiana di Diabetologia) e dall'AMD (Associazione Medici Diabetologi) riconoscono le condizioni di IFG e IGT quali fattori di rischio per lo sviluppo di diabete mellito di tipo 2 e di patologie cardiovascolari, ma preferiscono definire queste condizioni non come prediabete, bensì di disglicemia o di alterata omeostasi del glucosio.
Con questa scelta, la SID e l'AMD vogliono sottolineare che una percentuale dei soggetti affetti da IFG e/o IGT potrebbe non progredire verso il diabete mellito conclamato.
Il prediabete è un'entità clinica sottodiagnosticata poiché è una condizione paucisintomatica, vale a dire che i segni e i sintomi che la caratterizzano sono spesso assenti, poco evidenti o così generici che il soggetto tende a trascurarli.
Non sempre quindi si arriva a sospettare la presenza di prediabete se non si eseguono quei test che vengono richiesti dal medico quando si hanno manifestazioni che potrebbero essere dovute a valori di glicemia superiori alla norma.
Tra queste manifestazioni si ricordano in particolar modo la polidipsia (aumento della sete), la poliuria (aumento delle minzioni), la polifagia (aumento della fame), l'astenia (forte sensazione di stanchezza non giustificata dagli sforzi), disturbi visivi, parestesie (formicolii a mani e piedi), infezioni ricorrenti (in particolar modo fungine), ritardata cicatrizzazione delle ferite, calo ponderale non legato a una dieta.
Come si può notare, alcune di queste manifestazioni sono piuttosto generiche e sono presenti anche nella sintomatologia di diverse altre patologie. Tuttavia, la contemporanea presenza di alcune di esse giustifica l'esecuzione di test clinici mirati alla ricerca di prediabete o diabete.
Qualora si avvertano uno o più di questi sintomi, è opportuno non ignorarli e consultarsi quanto prima con il proprio medico curante.
Per la diagnosi e per il monitoraggio del prediabete si hanno a disposizione vari esami clinici, fra cui la glicemia plasmatica a digiuno (FPG, Fasting Plasma Glucose), la curva da carico orale di glucosio (OGTT, Oral Glucose Tolerance Test) e l'emoglobina glicata (HbA1c).
I valori per i quali si parla di prediabete sono i seguenti:
Un altro test utile è l'HOMA-IR (Homeostatic Model Assessment of Insulin Resistance), un indice con il quale è possibile valutare l'insulino-resistenza. Si basa su un modello matematico che calcola la sensibilità all'insulina tramite una comparazione tra la concentrazione di glucosio plasmatico e il livello di insulina a digiuno. I soggetti adulti non insulino-resistenti hanno valori compresi tra 0,23 e 2,5.
Prevenire il prediabete significa anche e soprattutto prevenire l'insorgenza del diabete mellito di tipo 2 e delle sue complicanze.
Fondamentale è adottare uno stile di vita sano. Grande importanza ha l'alimentazione che deve essere equilibrata e abbinata a una regolare attività fisica.
Per quanto riguarda l'alimentazione, può essere utile, dopo un confronto con il proprio medico curante, consultare un professionista della nutrizione.
Riguardo invece all'attività fisica, è importante fare attività fisica aerobica di intensità moderata o vigorosa durante la settimana, nei modi adatti alla propria condizione fisica.
[1] Vazzana, A., Giannatiempo, V. & Dei Cas, A. Prediabete e suoi fenotipi. L'Endocrinologo 26, 326–332 (2025). https://doi.org/10.1007/s40619-025-01623-y.
Nel prediabete i livelli di glucosio nel sangue sono troppo elevati per essere considerati nella norma ma non tanto da essere classificati come diabete.
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