Dieta per le malattie autoimmuni

Sintetizzando quanto è stato detto nell'articolo sulle strategie nutrizionali si possono impostare le seguenti indicazioni di massima per una dieta atta a limitare l'infiammazione in soggetti colpiti da malattia autoimmune.

 

 

Prima di modificare la propria alimentazione, consigliamo sempre di chiedere al proprio medico specialista: se è aggiornato conoscerà sicuramente gli esperimenti scientifici sugli acidi grassi e dunque potrà dare un parere autorevole a riguardo.

Gli esperimenti scientifici sulle terapie nutrizionali esistono ma bisogna avere ben chiaro in mente che non esistono dati certi sull'efficacia delle terapie, che può dare risultati nulli, modesti o importanti a seconda del soggetto. Inoltre gli esperimenti più interessanti hanno preso in considerazione solamente i soggetti colpiti da artrite reumatoide, quindi non è detto che l'estensione ad altre patologie autoimmuni sia corretta, sebbene questa strategia nutrizionale vada ad agire su un meccanismo infiammatorio comune a tutte queste malattie.

Quindi è molto importante impostare un regime alimentare che non stravolga le proprie abitudini e che sia mantenibile a lungo termine: l'efficacia di questo tipo di alimentazione va valutata dopo 2-3 mesi.

Dopo aver valutato gli effetti di questa dieta, si può decidere di renderla meno rigida portando il rapporto tra omega 3 e omega 6 da 2 a 1, e valutando il cambiamento in termini di benefici.

Questa dieta prevede il soddisfacimento di questi obbiettivi:

  • eliminare i grassi trans;
  • rapporto omega3/omega6 = 2;
  • limitare al massimo l'apporto di acido arachidonico;
  • evitare l'eccesso di carboidrati;
  • integrare con vitamina E (200 - 400 UI), vitamina C, selenio, zinco.

 

 

Eliminare i grassi trans

Dieta malattie autoimmuni

I grassi trans, contenuti nei grassi idrogenati e nella margarina, interferiscono con il metabolismo dei grassi essenziali limitandone le funzionalità. Tutti dovrebbero eliminarli dalla propria dieta, a maggior ragione un soggetto affetto da malattia autoimmune.

Aumentare l'apporto di grassi omega 3

Negli esperimenti scientifici in letteratura i miglioramenti più evidenti sono stato ottenuti con rapporti tra omega 3 e omega 6 pari a 2. Nella dieta di una persona sana questo rapporto è compreso tra 1/4 e 1/10.

Il capostipite dei grassi omega 3 è l'acido alfa-linolenico. Esso è contenuto in ben pochi alimenti: i semi di lino, di canapa, le noci.

I semi di canapa non si trovano in commercio, le noci contengono troppo acido linoleico, quindi rimangono i semi di lino che contengono una quantità di acido linoleico modesta (come vedremo in seguito, è bene limitare l'apporto di questo grasso nella dieta per le malattie autoimmuni).

Ne bastano 20 g al giorno per avere 3,5 g di acido linolenico. Si devono macinare con un macinacaffè (altrimenti non vengono digeriti), o pestare in un mortaio, possono essere aggiunti allo yogurt o a qualunque preparazione, basta che non siano cotti o scaldati oltre i 60 gradi.

Meglio evitare l'olio di semi di lino, che spesso non viene estratto con metodi che consentano di preservarne le caratteristiche.

L'acido alfa-linolenico viene trasformato dall'organismo in DHA e EPA, che per questo motivo non vengono ritenuti essenziali. L'integrazione di acido alfa-linolenico può quindi essere sostituita da quella di DHA e EPA, che si trovano nei pesci grassi, di seguito una lista di quelli favorevoli (le quantità sono in grammi per 100 g di prodotto).

  • Aringa fresca 1.09 EPA 1.17 DHA
  • Salmone fresco 0.89 EPA 1.19 DHA
  • Sgombro o maccarello fresco 0.73 EPA 1.26 DHA
  • Sardine fresche 1.73 EPA 2.35 DHA
  • Sarda fresca 0.51 EPA 1.16 DHA

 

 

Per garantire un apporto adeguato di EPA e DHA (4 g) bisognerebbe assumere 150 - 250 g di pesce al giorno (dipendentemente dalla varietà di pesce), qualora questo non fosse possibile si possono acquistare le pillole di olio di pesce, in vendita in farmacia o erboristeria.

L'apporto totale di EPA e DHA non dovrebbe essere inferiore ai 4 g.

Questi pesci andrebbero cotti al vapore, oppure in forno a 180 g ma sigillando la teglia con la carta stagnola o con un coperchio per evitare il superamento dei 100 gradi. I grassi omega 3 sono molto delicati, una loro ossidazione (favorita dalle alte temperature) vanificherebbe l'effetto positivo.

Possono essere molto utili gli integratori di omega 3, che consentono di evitare una dieta molto ricca di cibi ai quali magari la maggior parte delle persone non sono abituate.

Diminuire l'apporto di acido arachidonico

L'acido arachidonico è l'omega 6 più pericoloso, poiché si trasforma in modo preferenziale in eicosanoidi "cattivi".

Gli alimenti più ricchi di acido arachidonico sono (in grammi per 100 g di prodotto):

  • Strutto 1.83 g
  • Sardine fresche 1.05 g
  • Olio di fegato di merluzzo 0.93 g
  • Anguilla d'allevamento 0.83 g
  • Uova di gallina, tuorlo 0.68 g
  • Pollo intero con pelle, cotto 0.62 g
  • Wurstel 0.59 g
  • Fegato di suino 0.53 g
  • Tacchino, fuso, con pelle, cotto 0.52 g
  • Salame 0.44 g
  • Speck 0.39 g
  • Cefalo muggine 0.39 g
  • Spigola d'allevamento, filetti 0.37 g
  • Fegato di ovino 0.36 g
  • Coppa Parma 0.35 g
  • Prosciutto cotto 0.35 g
  • Bovino adulto 0.34 g
  • Cioccolato fondente 0.32 g
  • Lingua di bovino cruda 0.31 g

Da questi dati si evince che gli alimenti più rischiosi sono i salumi, le carni grasse, il tuorlo d'uovo e alcuni pesci.

L'apporto di acido arachidonico dovrebbe essere limitato a 1 g al giorno.

Alcune considerazioni:

  • solo il tuorlo dell'uovo contiene acido arachidonico, gli albumi si possono mangiare tranquillamente;
  • alcuni pesci contengono sia omega 3 che acido arachidonico (come il cefalo o le sardine), meglio eliminarli a favore di pesci contenenti solamente omega3 (quindi meglio scegliere tra quelli consigliati);

Limitare l'apporto di acido linoleico

L'acido linoleico è l'acido grasso omega 6 di partenza per la sintesi sia degli eicosanoidi "buoni" che di quelli "cattivi".

Limitandone l'assunzione e aumentando l'apporto di grassi omega 3, si cerca di evitare che esso si trasformi in acido arachidonico.

L'apporto di acido linoleico dovrebbe essere pari a 12 g al giorno in una persona sana.

Un malato di malattia autoimmune dovrebbe limitare a 3 g al giorno l'apporto di acido linoleico.

Per ottenere questo risultato basta eliminare gli oli vegetali diversi da quello extravergine di oliva, le noci e i pinoli, la maionese e il lardo.

  • Olio di vinacciolo 67.70
  • Olio di germe di grano 53.90
  • Olio di soia 51.36
  • Olio di girasole 49.89
  • Olio di mais 49.83
  • Olio di sesamo 41.90
  • Maionese 40.88
  • Maionese light 40.88
  • Noci secche
  • Olio di arachide 27.87
  • Lardo 25.83
  • Pinoli 20.68
  • Olio di lino 14.00
  • Arachidi 13.74
  • Soia secca 10.76
  • Pistacchi 10.66
  • Mandorle dolci 10.54
  • Anacardi 8.00
  • Olio di oliva extra vergine 6.79
  • Nocciole 5.09

Evitare l'eccesso di carboidrati

Per evitare l'eccesso di carboidrati basta seguire queste semplici regole:

  • non essere in sovrappeso;
  • evitare pasti di soli alimenti glucidici (ovvero ripartire l'assuzione dei carboidrati durante la giornata);
  • evitare abbuffate di dolci.

Queste indicazioni non sono diverse da quelle da rispettare in una normale alimentazione equilibrata, basta seguirle scrupolosamente evitando le eccezioni per quanto possibile.

Vitamine e minerali

Le vitamine antiossidanti, specie la vitamina E, sono molto importanti per evitare l'ossidazione dei grassi essenziali e per evitare la trasformazione dell'acido arachidonico in eicosanoidi "cattivi".

Purtroppo in Europa non è possibile vendere integratori alimentari che superino la dose giornaliera raccomandata.

Perché sia efficace, bisogna assumerla in quantità elevata: 200-400 UI al giorno, corrispondenti a 200 - 400 mg. Con gli alimenti è impossibile raggiungere questa dose, quindi bisogna ricorrere agli integratori americani.

Può essere utilie anche una integrazione di vitamina C, nella misura di 500 mg al giorno.

Per quanto riguarda i minerali, sono utili lo zinco e il < /> selenio.

 

 

 

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