Franciacorta DOCG

Franciacorta è un termine molto di moda ultimamente, anche se spesso viene pronunciato a sproposito, senza sapere esattamente di cosa si sta parlando...

 

 

Per esempio, ormai dire Franciacorta è un po' come dire spumante italiano, genericamente, anche se non è proprio corretto, il Franciacorta, infatti, è un tipo di spumante che viene prodotto solo in una zona determinata della Lombardia, in provincia di Brescia.

La storia del Franciacorta è particolare: è piuttosto recente, nata a partire dagli anni '70 da un gruppo di imprenditori che decisero di riprodurre in Italia un vino con caratteristiche simili allo Champagne, prodotto con la stessa tecnologia e le stesse uve. Nasce così questa zona d'Italia che molti francesi, con un po' di presunzione, pensano si chiami così (credono che Franciacorta significhi "piccola Francia") proprio per l'affinità con la zona dello Champagne: in realtà Franciacorta deriva da "corte franca", che stava ad indicare quelle comunità di monaci benedettini esentate dal pagamento dei dazi, grazie al fatto che essi istruivano i contadini ed effettuavano le bonifiche dei territori assegnati.

La fama del Franciacorta in Italia e nel mondo ha raggiunto vette tali che ora spesso si fa questa confusione (franciacorta = spumante italiano), un po' come è già successo in passato (e succede tuttora) con lo Champagne, che è un tipo di spumante prodotto nella regione omonima francese, ma per molti è sinonimo di bollicine francesi in genere.

Quindi, per fare un po' di chiarezza: Franciacorta è il nome di un vino spumante prodotto con metodo classico in Lombardia, nella zona tra il lago d'Iseo e Brescia, che ha ottenuto la denominazione DOCG nel 1995, ed è tutelato dal Consorzio per la tutela del Franciacorta fondato nel 1990. 

 

 

Disciplinare di produzione del Franciacorta DOCG

Franciacorta

Il Franciacorta DOCG deve essere ottenuto esclusivamente con metodo classico (o champenoise) attraverso la rifermentazione in bottiglia e la separazione del deposito tramite sboccatura. In breve si imbottiglia un vino precedentemente filtrato con l'aggiunta di un mix di zuccheri e lieviti (liqueur de tirage), nel giro di qualche mese i lieviti trasformano lo zucchero in alcol e anidride carbonica (le bollicine), poi vengono eliminati attraverso la sboccatura (o dégorgement). 

La zona di produzione comprende 19 comuni in provincia di Brescia, tra cui i più conosciuti sono Erbusco, Gussago e Corte Franca. L'altitudine massima consentita per la coltivazione delle uve è di 550 m.s.l.m., oltre i quali le zone non sono considerate idonee alla corretta maturazione dell'uva.

La resa massima per ettaro è di 10 tonnellate.

Il titolo alcolometrico minimo deve essere di almeno 9,5 %.

I vigneti ammessi sono esclusivamente 3: Chardonnay, Pinot bianco e Pinot nero, vendemmiati in settembre e mescolati secondo le seguenti proporzioni:

  • Franciacorta bianco: Chardonnay e/o Pinot nero fino ad un massimo del 100%, più Pinot bianco fino ad un massimo del 50%;
  • Franciacorta rosato o rosè: almeno 25% di Pinot nero, più Chardonnay e/o Pinot bianco;
  • Franciacorta satèn: non è ammesso l'uso di Pinot nero, praticamente è la versione italiana del Blanc de Blancs francese, ha un gusto più fine e delicato e una pressione minore, di 4,5 atmosfere.

L'affinamento sui lieviti, cioè il tempo di permanenza dentro la bottiglia con i lieviti, deve essere di minimo 18 mesi per la tipologia Brut, e di minimo 24 mesi per le tipologie Satén e Rosé.

 

 

La preparazione dei vini di base può essere ottenuta con una mescolanza di vini diversi e di diverse annate, tranne che per la tipologia "Millesimato", alla cui produzione concorrono per almeno un 85% vini della stessa annata, sempre che questa sia ritenuta una buona annata. Il Millesimato, inoltre, deve uscire in commercio dopo almeno 37 mesi dall'epoca della vendemmia, di cui almeno 30 passati sui lieviti.

Il Franciacorta riporta in etichetta, oltre al logo della DOCG, anche la dicitura "VSPDR" (Vino spumante di qualità prodotto in regioni determinate), che è la massima espressione di qualità per questa categoria di vini e intende distinguere gli spumanti dagli altri vini frizzanti ottenuti con metodo Charmat, quindi con una fermentazione in autoclave (si pensi al Prosecco).

Tipologie di Franciacorta DOCG

Il Franciacorta DOCG è prodotto e commercializzato nelle seguenti tipologie distinte in base al grado zuccherino:

Pas dosè: con residuo zuccherino inferiore a 1 g/l, è la versione più secca e asciutta, poiché una volta sboccato viene aggiunto solo del vino e non altri zuccheri;

Naturecon residuo zuccherino inferiore a 3 g/l;

Extra brutcon residuo zuccherino inferiore a 6 g/l

Brut (include anche il satèn): con residuo zuccherino inferiore a 15 g/l

Seccon residuo zuccherino compreso tra 12 e 35 g/l

Demi-seccon residuo zuccherino compreso tra 35 e 50 g/l.

Caratteristiche organolettiche del Franciacorta DOCG

Il Franciacorta nel bicchiere si presenta di un colore brillante con un perlage molto fine e continuo.

Il profumo ricorda i lieviti (quindi tutti i prodotti della panificazione come crosta di pane o brioche), con note di frutta e di fiori (gelsomino, pesca, agrumi, camomilla). I Franciacorta più maturi ed invecchiati sprigionano anche note più complesse, di frutta secca tostata e di spezie come la vaniglia. Il Rosè ha anche sentori di frutta rossa.

Tradizionalmente il Franciacorta viene bevuto come spumante da aperitivo o da abbinare a degli antipasti leggeri a base di pesce (insalata di mare, crostacei, molluschi), ma sempre più spesso viene usato anche come vino a tutto pasto da abbinare a risotti o primi piatti di pesce, pesci grigliati, carpacci e cruditè, anche al baccalà o al pesce spada.

Alcuni Millesimati e alcuni Rosè, più corposi e strutturati di un Brut base, riescono tranquillamente ad accompagnare anche piatti di carne, tartare, salumi o formaggi.

Il Franciacorta, a parer mio, non stona mai, neanche sulla pizza!!

Differenze con lo Champagne

Quando si cerca di fare comparazioni con lo Champagne, bisogna considerare due cose: la differenza di latitudine e di terreno, e la differenza di tradizione. Lo Champagne è prodotto da più di 300 anni, il Franciacorta da poco più di 40, inoltre lo Champagne è prodotto a latitudini completamente diverse, che gli donano quell'acidità che spesso manca ai Franciacorta.

A mio avviso, sicuramente i migliori Franciacorta possono competere con gli Champagne di buon livello, ma non possono raggiungere i top player;  la differenza maggiore la troviamo probabilmente nella fascia di medio livello, dove gli Champagne, a parità di prezzo (in cantina) sono irraggiungibili. Ovviamente, acquistando in Italia dove i prezzi degli Champagne raddoppiano rispetto all'acquisto in cantina, i Franciacorta rimangono leggermente più competitivi (per fortuna).

Dal punto di vista organolettico, i Franciacorta spesso presentano note eccessive di lievito, un amaro finale più pronunciato (che può diventare eccessivamente fastidioso) e una minor acidità che li può rendere un po' pesanti; gli Champagne rimangono invece molto più su note fruttate (mela soprattutto), hanno una spiccata acidità che non li rende mai pesanti, e raramente hanno un amaro fastidioso.

I numeri del Franciacorta

Gli ettari destinati alla produzione di Franciacorta sono 2876, con cui si producono annualmente 13,85 milioni di bottiglie (dati aggiornati al 2012).

Le aziende agricole che producono Franciacorta sono più di 100, tra le quali ricordo: Berlucchi (negli anni Cinquanta Guido Berlucchi fu il pioniere, il primo a credere nella spumantistica in una zona dove prima si producevano solo rossi), Bellavista e Cà del Bosco, per citare le 3 realtà più grandi.

Poi anche Cavalleri (il cui prodotto di punta è il blanc de blancs), Arici (specializzato in pinot neri), Le Marchesine, Riva di Franciacorta, Majolini e Monterossa tra i piccoli produttori.

 

 

 

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