Dieta chetogenica: efficace, ma non per tutti

Che cos'è la dieta chetogenica?

La dieta chetogenica, o più propriamente detta chetogena, è un protocollo dietetico spesso usato come trattamento di prevenzione o riduzione dei sintomi di alcune patologie. In generale è una dieta fortemente ipoglucidica, in cui cioè si riducono o quasi annulano i carboidrati presenti nella dieta, inducendo uno stato di chetosi non patologica. Questo tipo di dieta non va inteso come stile di vita ma come trattamento da seguire per un periodo breve di tempo e sotto stretto controllo da parte di un nutrizionista preparato.

 

 

Lo scopo della chetogenica è quello di migliorare il metabolismo, stimolando la perdita di peso anche nei periodi successivi, quando non si applica più la chetogenica. Questo succede, però, solo se viene applicata correttamente e se si segue un protocollo di reintroduzione dei carboidrati in modo giusto. 

 

 

La dieta chetogenica nasce nel 1920 per combattere i casi difficili di epilessia farmaco-resistente nei bambini ed è oggi utilizzata per trattare molti patologie, fra cui l'obesità.

Sono molte le diete che si ispirano ai principi della chetogenica, fra cui le più famose sono la dieta Atkins e la dieta del dott. Blackburn, nate negli anni '70. Proposte più recenti sono la famigerata dieta del sondino o la dieta tisanoreica, che rendono sempre attuale questa strategia alimentare.

Vediamo quali sono i campi di applicazione di questo protocollo dietetico e in quali casi ne è sconsigliato l'utilizzo. 

Come funziona la dieta chetogenica: principi biochimici

La dieta chetogenica prevede una drastica riduzione dei carboidrati, a favore delle proteine, ma soprattutto dei grassi. Bisogna ridurre drasticamente tutti i tipi di carboidrati, dunque anche la frutta, che è pressoché bandita, così come anche la verdura che è fortemente limitata. Questa condizione simula il digiuno, provocando quel fenomeno metabolico che prende il nome di chetosi.

La chetosi è una condizione in cui la chetonemia, ossia la concentrazione dei corpi chetonici nel sangue, è superiorei a 0,2 mmol/L. Questo significa che si ha un'aumento della concentrazione dei corpi chetonici. Essi sono delle molecole prodotte dall'organismo in carenza di glucosio a partire dagli acidi grassi. Sono di tre tipi: acido acetico, acido acetoacetico e acido β-idrossibutirrico.  

Quando nell'organismo si esaurisce il glucosio a livello ematico o diminuisce la capacità da parte delle cellule di captarlo (come nel caso del diabete di tipo I), si ha l'utilizzo dei corpi chetonici da parte del cervello, che li usa come fonte energetica in sostituzione del glucosio. Di conseguenza, il cervello andrà a favorire la mobilizzazione degli acidi grassi dal tessuto adiposo per indurre la produzione di corpi chetonici. Quando la concentrazione di queste molecole nel sangue supera 4 mmol/L si ha la fase detta shift, in cui il cervello usa esclusivamente corpi chetonici come fonte energetica, senza utilizzare le proteine. Questa condizione è tipica del digiuno.

In realtà, la chetosi inibisce la produzione di glucosio a partire dalle proteine, inibendo l'utilizzo degli amminoacidi per la gluconeogenesi. Questo dimostra ancora maggiormente come con una corretta chetogenica si vada a perdere prevalentemente massa grassa e ad utilizzare lipidi, senza intaccare la massa magra

L'instaurarsi della chetosi in seguito ad un trattamento di dieta chetogenica non provoca una condizione di acidosi metabolica, poichè questi protocolli sono utilizzati per brevi periodi di tempo. Inoltre, nell'organismo hanno effetto dei sistemi ormonali che regolano la produzione di corpi chetonici e fanno in modo che, oltre determinate concentrazioni, si instauri una produzione costante di corpi chetonici. Questo perchè l'insulina promuove, anche a bassi livelli, la captazione di glucosio da parte delle cellule muscolari, perchè promuove l'attivazione di recettori per il glucosio, presenti in questo tipo di cellule, che hanno un'alta affinità per questo nutriente.

Nella dieta chetogenica, in seguito alla diminuzione degli zuccheri introdotti dall'alimentazione, si ha una riduzione dell'insulina circolante e quindi di conseguenza una dimunzione della sintesi degli acidi grassi e un aumento della loro mobilizzazione e utilizzazione. Quando terminano gli acidi grassi provenienti dalla dieta, vengono utilizzati quelli del tessuto adiposo, motivo per cui questo protocollo è utilizzato anche per la riduzione della massa grassa corporea. Questo effetto è dovuto anche al fatto che la chetosi aumenta la produzione dell'ormone della crescita (GH, ossia growth factor), che agisce sulla sintesi dei lipidi, riducendola, e favorendo la mobilizzazione dei grassi dal tessuto adiposo. Di conseguenza, aumenteranno gli acidi grassi a livello ematico che verranno poi captati dalle cellule.

Composizione nutritiva nella dieta chetogenica

 

 

Ci sono diversi tipi di dieta chetogenica che si differenziano a seconda dell'apporto calorico e della quantità massima di glucidi che prevedono. La maggior parte prevedono un apporto glucido quasi nullo, proveniente dai pochi zuccheri presenti nelle verdure, generalmente assunte all'interno di un pasto completo. 

L'apporto lipidico proviene da olio extra-vergine di oliva, frutta secca, olio di cocco, cacao senza zuccheri aggiunti, semi di lino e chia. Le fonti proteiche provengono da carne, pesce e uova in prevalenza. Nel caso delle diete chetogeniche vegetariane o vegane, esse traggono le proteine da alimenti vegani appositamente formulati senza o con pochi zuccheri. Inoltre, vengono spesso utilizzati integratori proteici per raggiungere la quota minima di proteine prevista nella dieta. 

I formaggi possono essere assunti, anche i latticini come lo yogurt, ma è preferibile scegliere quelli con pochi zuccheri, dosandone la quantità a seconda della quota di glucidi massima prevista nella dieta. 

In generale, le diete chetogeniche prevedono un apporto di grassi pari al 70-75% sul totale delle calorie, proteine pari al 20-25%, carboidrati massimo 5% (per garantire lo stato di chetosi bisogna rimanere al di sotto dei 30 g al giorno). Le calorie giornaliere sono in genere 1200, si può scendere fino a 800-900 nelle diete più restrittive.

Il nutrizionista controllerà l'ingresso in chetosi del paziente e monitorerà la sua composizione corporea. Sarà il nutrizionista a fornire poi una dieta adeguata per uscire dalla chetosi, una volta terminato il trattamento. Sono diversi i protocolli post-chetogenica, ma tutti prevedono una reintroduzione dei carboidrati graduale, magari concentrandoli prima in un solo pasto, per poi fornire un'adeguata dieta bilanciata. Questo permette di non riprendere i chili persi nel corso della periodo di dieta chetogenica. 

Questo tipo di dieta prevede sempre l'utilizzo di specifici integratori multivitaminici e di sali minerali e una sufficiente quantità di acqua

Chi può fare la chetogenica e che vantaggi si hanno

vantaggi della chetosi, dal punto di vista di chi deve dimagrire, sono tre: i corpi chetonici diminuiscono l'appetito rendendo molto meno fastidioso il senso di fame presente in qualunque dieta; i corpi chetonici in eccesso possono essere espulsi tramite l'urina; lo stato di chetosi spinge il metabolismo verso il consumo dei grassi e questo favorirebbe il dimagrimento.

La chetogenica non ha controindicazioni in soggetti che soffrono di ipercolesterolemia, ipertensione e disfunzioni della tiroide

Risulta particolarmente efficace nel trattamento dell'obesità con BMI maggiore di 35, sopratutto nel caso in cui è necessario un veloce dimagrimento in vista di un'operazione bariatrica. 

Un'articolo pubblicato nel 2013 su Nature, un'importante rivista scientifica, ha analizzato tutti i possibili effetti positivi della dieta chetogenica per il trattamento di alcune patologie. Quanto affermato da questo articolo è supportato da diverse pubblicazioni scientifiche, che si riferiscono tutte ad un effetto su un'applicazione per brevi periodi di tempo. Oltre i 21 giorni consecutivi, in genere non si hanno ulteriori effetti positivi.

Fra le patologie trattate con la chetogenica vi sono il diabete di tipo II (come dimostra questo studio), la sindrome metabolica, ipogonadismo maschile, sindrome dell'ovaio policistico (o PCOs), alcune forme di cancro, cefalea, epilessia e in generale malattie neurodegenerative. Queste ultime sono le prime patologie per cui è stata sperimentata questo tipo di dieta. In particolare, si era notato che il digiuno riduceva i sintomi dell'epilessia e si era così resa necessaria la formulazione di una dieta che lo mimasse. Successivamente, diverse altre ricerche hanno confermato gli effetti positivi della dieta chetogenica nel ridurre i sintomi di malattie come il morbo di Parkinson e l'Alzheimer

La dieta chetogenica si può fare anche nel soggetto sportivo, in quanto l'attività fisica stimola una migliora utilizzazione dei grassi. In questo caso sarà necessario, però, aumentare le proteine e gli zuccheri. 

Aspetti negativi della dieta chetogenica

La dieta chetogenica non si può e non si deve utilizzare in caso di soggetti affetti da patologie che impediscono il normale utilizzo del glucosio da parte della cellula. Fra queste condizioni abbiamo il diabete di tipo I, in cui si ha una carenza o mancanza di produzione di insulina. Di conseguenza si instaura una chetoacidosi diabetica, condizione patologica che può essere peggiorata dalla chetosi indotta da questo tipo di diete. 

Altre patologie per cui è sconsigliata la dieta chetogenica sono i casi di malattie che colpiscono il fegato e i reni, come insufficienza renale, nefropatie in genere, nefrolitiasi, ma anche in caso di donne in gravidanza (per cui ricordiamo l'apporto minimo di carboidrati deve essere sempre di 175 g al giorno).

Questa dieta è sconsigliata anche in soggetti particolarmente giovani e in età di sviluppo, per un discorso di natura psicologica ed educativa. In giovane età, infatti, si rischia di far vedere questo tipo di trattamento come uno stile di vita corretto, quale non è, e non come un protocollo da applicare per brevi periodi di tempo e sotto controllo da parte di un professionista. Di conseguenza, si potrebbero anche indurre errati comportamenti alimentari cronici, che possono in seguito portare all'insorgenza di disturbi del comportamento alimentare

Vi sono altre condizioni non strettamente patologiche in cui è sconsigliata una dieta di questo genere. Fra queste abbiamo l'abuso cronico di alcol, in quando questa sostanza induce uno stato di chetoacidosi alcolica in cui si ha una concentrazione di corpi chetonici superiore al normale e pericolosa per la salute. Questo effetto è dovuto all'azione dell'alcol stesso sul ciclo di Krebs, una serie di reazioni importanti per il catabolismo dei glucidi e dei lipidi. 

Altre situazioni in cui è sconsigliata la dieta chetogenica è l'uso di farmaci disaccoppianti, come il resveratrolo, l'aspirina e altri, che riducono la produzione di energia cellulare. 

Aspetti negativi della dieta chetogenica sono legati alla qualità della vita del soggetto che deve applicare questo tipo di dieta. Questi motivi rendono, infatti, questi protocolli applicabili ad un ristretto numero di pazienti che devono essere valutati attentamente anche dal punto di vista psicologico, dei gusti personali e delle abitudini alimentari e di vita da parte di un nutrizionista accorto. Infatti, essendo molto restrittiva dal punto di vista degli alimenti che si possono assumere, il paziente deve essere pronto a superare eventuali problemi legati all'aspetto sociale e aggregativo del cibo. 

Inoltre, quando si instaura lo stato di chetosi nel soggetto, la pelle e l'alito hanno un odore caratteristico di corpi chetonici, simile a quello dell'acetone appunto. 

Spesso questo genere di terapia nutrizionale è poco accettata dalle donne, specie in quelle in età fertile, in quanto risultano meno propense ad eliminare totalmente i carboidrati, in particolare durante la fase mestruale o premestruale, in cui aumenta il desiderio di questi macronutrienti. 

Altro svantaggi della dieta chetogenica è l'insorgere di eventuali carenze di vitamine e minerali, dovuti alla restrizione glucidica che porta all'eliminazione quasi completa della frutta e alla riduzione della verdura. Per questo motivo, questa dieta viene sempre supplementata con integratori di vitamine e minerali e con una giusta idratazione.

Inoltre, nelle prime fasi della dieta, quando ancora l'organismo non è abituato alla restrizione calorica e non è entrato in chetosi vera e propria, si possono sperimentare stanchezza e debolezza. In particolare, si parla di brain fog, situazione che si verifica nelle prime fasi della dieta chetogenica e che porta ad un annebbiamento cognitivo, disconnessione dalla realtà e altri sintomi correlati. 

Altro effetto negativo può essere la stitichezza, dovuta ad una diminuzione dell'introduzione di fibre. Per questo motivo, questa dieta può essere accompagnata da integratori di fibre e da un controllo di un adeguata quantità di acidi grassi monoinsaturi e polinsaturi nella dieta, dato che gli acidi grassi saturi rendono la consistenza della massa fecale più dura.  

Analisi critica della dieta chetogenica

Dieta chetogenica

Sono molti i dubbi che nel corso del tempo sono stati posti in merito alla dieta chetogenica, che venivano posti sopratutto nei primi tempi della diffusione di questa dieta e che oggi sono stati in parte risolti. Abbiamo già visto qualche riga più su come questo tipo di terapia, se realizzata in modo corretto, non induca l'acidosi metabolica. 

Inoltre, l'aumento del colesterolo ematico, attribuito a questo tipo di trattamenti, non si verifica in realtà dato che le diete chetogeniche sono in genere molto restrittive dal punto di vista calorico. Questa restrizione blocca l'enzima che sintetizza il colesterolo. Si può, però, avere un aumento della produzione delle LDL, ma riguarda le sottoclassi considerate meno pericolose dal punto di vista della salute. Nel 2004, una ricerca scientifica aveva confermato questi effetti.

Altro dubbio in merito alla chetogenica è un possibile danno renale dovuto ad un eccesso di proteine. In realtà, queste diete non sono configurate come iperproteiche, visto il loro basso apporto calorico. Inoltre, nella maggior parte dei casi, la fonte prevalente di energia delle diete chetogeniche sono i grassi. In ogni caso, sono comunque diete che vengono fatte per brevi periodi di tempo.

Per quanto riguarda la mobilizzazione del calcio, che sarebbe indotta da un dieta con una quantità maggiore di proteine rispetto alla dieta bilanciata, sembrerebbe un problema irrelevante, dato che aumentando l'assorbimento del calcio, ne aumenta anche l'escrezione e quindi la mobilizzazione ossea, per un controllo omeostatico. 

Spesso questi trattamenti sono considerati pericolosi per i soggetti predisposti o affetti da tumori. In realtà, in questi trattamenti la restrizione calorica agisce andando a bloccare alcune proteine coinvolte nello sviluppo di tumori. Inoltre, le cellule cancerose utilizzano i corpi chetonici in modo meno efficiente per la produzione di energia, per cui queste diete potrebbero essere addirittura protettive per alcuni tipi di cancro, come mostrato in questo studio. Sono, tuttavia, necessari ulteriori studi che confermino questi effetti, prima di poter usare questa dieta come vero e proprio trattamento contro il cancro. 

In conclusione, va però ricordato che la dieta chetogenica non va intesa come stile di vita, pertanto sarebbe più corretto chiamarlo trattamento chetogenico e come tale va sempre utilizzato per brevi periodi di tempo e sotto controllo di un nutrizionista. Non è quindi certamente una dieta da intraprendere per perdere i chili in eccesso in vista della prova costume, ma un trattamento volto alla prevenzione e attenuazione dei sintomi di determinate patologie. 

Qualora si evinca da specifiche analisi che si sta avendo la perdita della massa muscolare, è necessario interrompere subito il trattamento.

Di solito si fanno dei cicli di trattamento della durata di 21 giorni, dopo i quali si reintroducono i carboidrati gradualmente e si adotta una dieta bilanciata, ma la dieta si può protrarre anche oltre, fino a 12 settimane. Alcuni studi hanno dimostrato che potrebbe essere opportuno ciclizzare il trattamento, perché si è visto che dopo 21 giorni si può avere una diminuzione del GH, che come abbiamo visto è importante per la mobilizzazione dei grassi dal tessuto adiposo. Protrarre la dieta chetogenica per un periodo eccessivamente lungo potrebbe non ottimizzare il dimagrimento dimagrimento a causa dell'aumento del cortisolo, ormone dello stress che aumenta anche in seguito a restrizione calorica e glucidica. Per questo motivo, così come anche per le diete ipocaloriche bilanciate, è indicato ciclizzare il trattamento.

 

 

 

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