Pesce cobia

Il cobia: forse non tutti hanno sentito parlare di questo pesce che viene spesso chiamato il pesce del futuro o il pesce sostenibile e, di fatto, è la nuova scommessa dell'acquacoltura mondiale. Il cobia da qualche anno viene allevato con grandi speranze, più nello specifico si spera possa diventare un buon sostituto del salmone d'allevamento, o almeno un suo degno compagno, dato che ha caratteristiche nutrizionali molto simili, se non migliori: il contenuto in omega 3 del cobia, infatti, è superiore a quello del salmone.

 

 

Il cobia, però, va precisato, arriva sul mercato dopo l'esperienza della tilapia, un pesce d'acqua dolce allevato soprattutto in Africa, e del pangasio, un altro pesce d'acqua dolce tipico del Sud Est asiatico. Le speranze riposte nell'allevamento di queste due specie erano enormi, eppure entrambe le realtà si sono scontrate con l'insuccesso, anche se per motivi diversi: da un lato la tilapia non ha spopolato, ma è rimasta confinata nel suo continente, l'Africa, dove, comunque, rappresenta una delle più importanti fonti di proteine per le popolazioni locali, dall'altro lato il pangasio ebbe un iniziale successo (tanto che veniva dato anche ai bambini nelle mense scolastiche) ma le sue qualità nutrizionali sono risultate molto scarse e piano piano si è perso l'interesse per questo pesce a favore, magari, di specie ittiche locali.

 

 

Il pesce cobia sembra superare queste difficoltà e punta in alto, gli elementi a suo favore sono: indici di accrescimento davvero strabilianti (arriva a pesare 5 kg nel giro di un solo anno!), carni sono molto polpose, bianche che non producono cattivo odore una volta cucinate, d'altronde si sta parlando di una specie marina e non d'acqua dolce come la tilapia e il pangasio le cui carni, spesso, possono risultare un po' fangose e stoppose. Inoltre, come già sottolineato in precedenza, ha ottime caratteristiche nutrizionali.

Attualmente il cobia viene allevato negli USA solamente da un'azienda che si chiama Open Blue, in gabbie in mare aperto, e viene commercializzato un po' in tutto il mondo. Per il momento rimane un prodotto di nicchia a causa del suo prezzo molto elevato ma se la domanda mondiale del cobia dovesse crescere è lecito pensare che il suo prezzo si abbasserà.

La Open Blue ha dichiarato di essere molto attenta e sensibile al benessere dell'animale, ad esempio non usa antibiotici, ormoni o mangimi medicati nell'alimentazione del cobia, lo alleva in maniera sostenibile, garantendogli i giusti spazi per nuotare e permettendogli di costruire massa muscolare (che è poi la parte edibile..)..

La carta d'identità del cobia

Pesce Cobia

Il cobia è un pesce d'acqua marina appartenente all'ordine dei Perciformi, a livello internazionale è conosciuto anche come lemonfish, black salmon, tropical salmon o kingfish ed il suo nome scientifico è Rachycentron canadum. Si trova in natura nelle fasce tropicali degli Oceani e viene pescato soprattutto in Pakistan, Malesia, Iran e Filippine. La sua pesca a livello mondiale produce 15 mila tonnellate all'anno.

Il cobia è un pesce di enormi dimensioni, spesso paragonato ad uno squalo poichè il suo corpo ha una forma cilindrica e affusolata, con una pinna dorsale molto pronunciata. Può raggiungere una lunghezza di 2 metri e un peso di 80 kg.

Il cobia in cucina

 

 

Il cobia è molto versatile in cucina, le sue carni vengono consumate sia crude, per esempio nella preparazione di tartare, sushi e sashimi, sia affumicate sia cotte, per esempio fritte, grigliate, al forno. In Asia viene usato anche nella preparazione del surimi

L'unico lato negativo è che è molto difficile da sfilettare, necessita di una grande forza e può essere sfilettato solo da chef o pescivendoli qualificati ed esperti. Non si possono usare i classici coltelli da sfilettatura perchè la sua pelle è dura come cuoio e difficile da penetrare ma una volta fritta diventa molto croccante e gustosa. (Qui un interessante video di come si sfiletta un cobia).

Le carni del cobia hanno un aroma erbaceo e delicato e un sapore che ricorda il brodo di carne, con un retrogusto di arancia caramellata e burro.

In Italia è stato scelto lo chef Andrea Aprea del VUN di Milano (due stelle Michelin) dalla Open Blue come testimonial di questo nuovo pesce per il mercato italiano dove è stato presentato a febbraio 2016.

 

 

 

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